A dì 10 detto domenica. o
Giuseppe Bonechi. Tempo bellissimo, onde ho fatta una gita in campagna con piacere, e mi sono trovato alle Rose dal signor Antonio Fabbrini con alcuni amici, e fra gli altri con il signor Giuseppe Bonechi, Segretario di Legazione, e Console Generale a Napoli. Quest'uomo, figlio di un povero pittore fiorentino, si trovò condotto fuori della patria, onde con la sua industria pervenne ad esser poeta di corte in Moscovia. Tornato in patria ebbe la Cancelleria dell'Arte dei Medici, e Speziali, ma scontento di sì poco stabilimento ebbe il modo di andar poeta del Teatro Reale a Lisbona.
Il terremoto lo sbalzò di ritorno, sicché cercò, ed ottenne di andar console a Napoli. È onesto, minuto, insinuante, di mediocri talenti, ma in fine si è saputo far largo nel mondo grande, e vivere in varia fortuna, ma meglio di quello che la sorte pareva che gli avesse preparato. Tutto opposto al dottor Gatti, che ora doppo esser rimpatriato quando cadde il duca di Choiseul di cui era alla confidenza, soggiorna per lo più a Ronta con una sua sorella, e con i suoi nipoti, godendo i denari che ha guadagnati, e pensando a coltivare i suoi terreni, con arti assai diverse, e con un carattere affatto contrario è penetrato nelle corti, e fra i gran signori profittando delle aperture, e procurandosele sagacemente e passionatamente.