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Memoria della vita al 29 agosto 1759 »
Terza sezione »
p. 82
gl'insulti dell'amore. Doppo i quindici anni in circa provai la prima volta i suoi strali. Ma posso dire che fino a quest'ora ho meno desiderato di ottenere l'ultima soddisfazione da quelle femmine che ho amato, che dalle altre, anzi non so se nel calore della passione sarei stato capace di soddisfarle. Questa non è punto una maraviglia. Conosco persona che doppo avere con tutti gli sforzi desiderata per moglie una donna per più anni non poté poi godersela la prima notte che l'ebbe a sua disposizione.
Glossa margine sinistro
Ved. il cap. 2, lib. I, de' Saggi di Montaigne, t. I p. 18 dell'edizione di Londra del 1754 in 12°.
Nell'amare una persona ho più cercato un'amicizia, che la sensualità. È inutile che io mi rammenti quelle donne che ho più, o meno amate, perché da esse non ne ho poi ricavata quella tranquilla soddisfazione che in principio m'immaginai, [...]
Cartiglio
"Sed amori accedunt etiamquaedixi minus: / Insomnia, aerumna, error, terrorque et fuga: / Ineptia, stultitiaque adeo, et temeritas / Incogitantia, excors, immodestia, / Petulantia, cupiditas etmalevolentia. / Inhaeret etiam aviditas ecc." (Plauto, in Mercator, atto I, v. 24 et seq.).
Cartiglio
Capitolo di lettera scritta a Genova all'abate Paolo Celesia il dì 5 agosto 1755
Glossa
La fortuna non era qual la credevo, e ne uscii illeso.
Legenda: il testo in blu connota aggiunte autografe successive al 1789.
"Giacché poi volete essere appieno informato delle nuove che concernono la mia persona io lo farò volentieri. Dopo che nell'inverno scorso soffrir dovetti una fiera domestica burrasca, originata dall'avarizia, dalla maldicenza, e dall'invidia, e che dalla medesima procurai alla meglio di liberarmi, col procurare di allontanare il pericolo ch'evitare non si poteva, e di attendere dal tempo la serenità, o il naufragio, accadde che io venni introdotto in una casa di una signora, la quale ha un'unica figlia di anni 18 in circa, erede dopo la morte del padre, e della madre di grossa somma, e che tratto dallo spirito della giovane, per altro non molto bella, restai qualche poco piagato. Mi sono fatto una massima di non scoprire il mio amore ad alcuna, perché questa è una passione che odio all'eccesso; per questo da primo forse niuno si avvedde che io l'amavo, ed in quanto a me con essa, e con ogni altro procurai di nascondere questa mia inclinazione sforzandomi di combatterla. Ebbi l'occhio bensì a cattivarmi la stima di quelli di casa per farla giuocare all'occasione, perché credei che mi convenisse il procurare di averla in moglie; in questo stato di cose mi feci vedere con la ragazza ne' luoghi pubblici, e tanto bastò perché si spargesse una voce ch'ero sposo della medesima. Sentita tal cosa mi volsi ad un amico intrinseco della madre ma destro all'ultimo segno, per fargli intendere che io non volevo in alcuna maniera nuocere all'interesse della fanciulla, e che perciò quando si fosse creduto che la nuova sparsasi le avesse potuto arrecare del pregiudizio volentieri mi sarei ritenuto dal praticare confidenzialmente in sua casa. Mi fu risposto che i genitori di essa non davano retta alle ciarle, ma che bensì gradivano che andassi in casa loro, e che seguitassi a praticare come prima. Dopo di questo mi sono prefisso di attender l'esito e ho quasi affatto abbandonata ogni altra conversazione per coltivar questa in cui veramente credo di esser gradito. Vado frattanto ricercando se veramente i genitori di questa giovane sieno d'intenzione di darmela, prendendomi, come pubblicamente si dice in casa loro, e se ciò convenga al mio interesse, ed alla mia felicità. L'affare è geloso perché si tratta con una famiglia che ha pochi amici, e che poco se la dice con i parenti; il capo di essa è un c... che lascia portare i calzoni alla moglie ch'è ricca assai; la signora è una donna di garbo infinitamente, ma che ha poca esperienza del mondo, e che si lascia menare per il naso da un cicisbeo molto furbo, e forse finto, ma che per altro non pare che sia in stato di trar l'acqua al suo mulino; la ragazza poi è sciolta, ma più si lascia trasportare dal piacere dei divertimenti, dall'ambizione di esser ricca, che dall'amore, e sotto un'aria di natural modestia nasconde una destrezza grande nel giudicare degli altri, e nel celare se stessa. La tratto con confidenza, e di continovo, ma non posso dire di avergli potuto cavare di bocca una precisa parola che possa o farmi ragionevolmente sperare, o temere. I suoi la tengono molto guardata, ma di per sé sa farlo. Una delle sue qualità è che canta molto bene. Per la mia parte inclino ora a decidere che mi convenga più il godere della mia libertà che il procurarmi una moglie, ed una moglie ricca. Certamente se la cosa non va naturalmente, e se i genitori non sono da per loro disposti a darmela, io non voglio molto faticare per arrivare al possesso di una cosa dell'acquisto della quale potrei un giorno pentirmi. Quando averò saputa la mente di chi deve giudicare, allora più seriamente penserò a ciò che mi conviene. Se non sarà facile l'ottenerla mi allontanerò, se non sarà difficile mi consiglierò con gli amici. Intanto tutta la città mi crede sposo, e tutti si rallegrano meco di una tal fortuna. Io me la passo sulle generali, e godo di questi piacevoli preparativi, e di esser bene accolto da persone che meritano la mia stima. Eccovi al fatto di un segreto di cui niun altro è a parte. Vi comando di tenerlo nascosto a chiunque se per caso scriveste a qualche mio amico. Solamente attendo da voi il vostro consiglio. Vi aggiungo di più che io ora o non sono punto innamorato della giovane, o lo sono ben poco; e che nel caso presente ho procurato di sopprimere i primi impeti della passione, per perderla, se dovrò perderla, con indifferenza. Dal tempo attendo il successo. Per altro avanti la villeggiatura vorrei sapere il mio destino, certo che procurerò di saperlo ecc.