"Bisogna confessar, che questo mondo / È una gabbia di pazzi. Al mar di corte / Altri fida se stesso, e casca al fondo / Bersaglio dell'invidia, e della sorte; / Altri di genio altero, e furibondo / Vanno alla guerra a disputar con morte; / Altri giocando tutto il suo finiscono; / Altri fan da mercanti, e poi falliscono. // Chi ha gusto tutto il giorno litigare, / Per ingrassar l'arpie dei Magistrati; / Chi di murare; chi di sbordellare; / E chi di conversar gli sfaccendati; / Altri dì, e notte attendono a studiare, / Per esser fra i più dotti nominati; / E questi tali alfin portan gran risichi / O d'impazzar affatto, o morir tisichi. // Altri ci son, che per toccar la meta / Della vera pazzia con cieche brame, / Seguon le muse, e fanno da poeta, / Strada sicura di morir di fame; / Ma più pazzo di tutti è chi s'inquieta, / E consuma il cervel dietro alle dame, / Senza considerar, che Amore è un vizio, / Che sempre ne riduce al precipizio".
Ippolito Neri, Il Samminiato poema, canto IV in principio.