Bitobé curato d'Oleron en Bearn al riferito degli autori del Giornale sopracitato di Bouillon p. 130, che molto lodano questo poeta situato al disotto del proprio merito "Le mérite a seul droit aux fureurs de l'envie: / C'est un poison heureux qui conserve la vie: / Quand la haine se tait, on demeure oublié, / Et malheur à celui qui n'est point envié".
Ma per quanto a ciò si conformi in certo modo il nostro proverbio "è meglio essere invidiato, che compatito", non ostante tutto questo non consola chi è vittima dell'invidia, e l'invidia non è sempre relativa al merito, m'anzi per lo più alla fortuna, che non suppone il merito. La chiusa poi di detti quattro versi bellissimi è giusta, perché non vi è che l'infelice che non sia invidiato, ma questo pure può non per tanto avere del merito, onde secondo me l'invidia non pone in essere alcuna cosa, e solo può dirsi che un uomo invidiato sia un uomo apparentemente felice.
Tempo buono.