vizio fanciullesco per certe mendicate ragioni che sopra il mio intelletto operano con forza, e con impulso, perché amo almeno la mia salute. In quanto ad amare ho amato con furore dopo aver creduto che l'oggetto lo meritasse. Ma ... Quanti momenti disgraziati, quanti rimproveri, quanti sospiri, quante lagrime, quanti singhiozzi! O mi sono ingannato nella scelta, o meritavo d'ingannarmi. Di presente porto gli avanzi delle mie catene, ed attendo il momento per liberarmene intieramente perché le femmine non sono suscettibili di amicizia, ma unicamente di capriccio, di trasporti, di passione. Mi vergogno di me medesimo, delle mie proteste, e sepolto nella confusione spesso abbasso il capo, e mi abisso nel mio nulla, nella mia debolezza, nel mio caos di miseria, di presunzione, di dolore.