potrebbe provare con molti esempi, quando gli ricercassimo, ma contentiamoci di addurne un solo, che ci è dato fra mano. Tutti conoscono il nostro Angelo Poliziano, e sanno quanto fosse vasto il suo sapere. Non ostante Pietro Parenti in una sua cronica manoscritta nella libreria del canonico suddecano Riccardi, nel mese di settembre dell'anno 1494 scrive che costui morì "con tanta infamia, e pubblica vituperazione, quanta uomo sostener potesse ecc.". Questa sua vituperazione, soggiunge questo autore, che non tanto proveniva da' suoi vizi, quanto dall'invidia con cui il popolo fiorentino riguardava Pietro de' Medici suo grande amico, e divenuto in quel tempo di fatto tiranno della patria.
Ad uno scrittore sincrono come questo, che non mostra di parlar per passione, si può dar fede, o da' suoi detti si può concludere che ne' grand'uomini sempre vi è qualche cosa che denigra il loro merito, e che i posteri non vedono per lor buona ventura.