e questo fatto non essendosi potuto aggiustare in Pistoia, ove vi sono quattro paciari eletti dal pubblico per accomodare i contrasti che nascer possono fra' cittadini, il governo per togliere tutt'i dissapori ha voluto che in Firenze si finisca con proibizione strettissima di più parlarne.
Ho letto un piccolo libretto del padre Girolamo Lombardi gesuita intitolato Notizie spettanti al capitolo di Verona stampato in Roma dal Salomoni nel 1752 in 8°, fatto in occasione della controversia suscitata fra il vescovo di Verona, ed i canonici suddetti, i quali pretesero essere esenti da esso anche doppo la soppressione del Patriarcato Aquileiese ordinata da Benedetto XIV con una sua costituzione del dì 6 luglio 1751 (Bullarium Benedicti, t. III p. 394).
In questo libro p. 28 e 29 ho osservato che si dice che i canonici del predetto capitolo di Verona godono la prerogativa di non cantare in coro. Questa è una pretensione che l'hanno anche i canonici del nostro duomo di Firenze, ma io non so se sia giusta, perché mi pare strano che i fondatori delle prebende non avessero intenzione che i canonici si unissero con gli altri a celebrare col canto