Efemeridi Giuseppe Pelli Bencivenni

Serie II Volume XX (1792)

Volume Ventesimo » p. 4722v

ø A dì 10 detto lunedì.

Il [...]

scultore romano lavora attualmente un gruppo di molte figure in marmo, che deve servire per monumento della libertà da erigersi nella piazza di Filadelfia, e per questo lavoro ha convenuto il prezzo di scudi 250 mila con l'ipoteca sopra una tenuta di terre.. Il generale Wasinthon è quello, che nella sua presidenza ha stabilita questa [...] degna della gran opera. Ah! Santa libertà quante gran cose sai fare.

Gli emigranti francesi che corrono l'Europa

scontenti, e laceri, e quei del loro partito narrano cose orrende, crudeltà enormi, scelleraggini insensate commesse dai loro fratelli, ed empiono il mondo di storie lugubri. È vero che molti mali affliggono da 4 anni la Francia, che Parigi, Marsilia, Avignone, Nancy, Amiens, Aix ecc.

hanno veduto bagnato il suolo di sangue cittadino, e lo piansero le due prime Assemblee, lo piange la Convenzione, ma quanto vi è di esagerato sulle labbra di orgogliosi scherniti, e prima cagione

di tutt'i successi? So ancor io che tutte le grandi rivoluzioni sono formate al quonio della più cruda barbarie, e perché mi rammento di Sparta, di Atene, di ciò che fece Mario, e Silla amo di veder da lontano la Rivoluzione Francese. Ma non per questo credo a tutt'i racconti

, e mi duole non di meno, che gli Ugonotti vendichino adesso il San Barthelemy, le dragonate di Luigi il Grande. Mi duole che i figli dei signori paghino adesso col sangue il debito dei loro avi, compassiono la sorte individuale di molti

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innocenti scalzi, e raminghi per il mondo, di molti preti traditi dalla stessa loro coscienza, di Luigi XVI non troppo colpevole, di Francesco II poco prudente, ma m'infiamma vedere agitarsi

una gran causa, quella dell'umanità, della libertà, dell'uguaglianza, già perduta in Europa, ed in Asia, non che in Affrica, ove iul clima non permesse mai all'uomo conoscere, ed apprezzare se stesso.

Tempo rigido, ed un poco fosco.

ø A dì 11 detto martedì.

Lindet vescovo di Erreux ex-deputato dell'Assemblea Costituente, e membro della Convenzione

si è maritato pubblicamente a Parigi secondo il rito cattolico. Che potrei dire?

Or che le armi francesi dominano le Fiandre il Consiglio Esecutivo provisionale con sua deliberazione del dì 16 del mese passato ha ordinato ai comandanti, che con tutt'i mezzi che sono nelle loro mani protegghino la libera navigazione della Schelda, e della Meusa. Ecco, quello che non seppe fare Giuseppe II, deciso nobilmente da una potenza libera, e vittoriosa sul momento.

Non si agitò nel presente secolo una causa più grande di quella che si agita ora alla

Convenzione sopra il destino di Luigi XVI, anzi non se ne agitò mai alcuna di tanta importanza con maggior solennità, con maggiore [...]

, con maggiore impegno di questa . I discorsi che si recitano alla Convenzione sono degni della Grecia, e di Roma, meritano di esser raccolti, e già si stampano per ordine della medesima Convenzione. Che forza di raziocinio, di entusiasmo, di virtù, poiché vi sono i nemici del re pieni di rabbia, gli amici pieni di filosofia, di umanità, che perorano nobilmente per lui. Che sarà?

Pethion ha predetta una grande insurrezione se il parere dell'Assemblea non è conforme ai voti del popolo. Ma io travedo nonostante che non pochi in Francia hanno ribrezzo a punire il re, e se l'accusa è ammessa io tremo per lui, e per la consorte, quantunque sia persuaso che sbucheranno valorosi avvocati di tutte le nazioni in sua difesa, e che l'Europa concepirà odio eterno per la sua morte, se la subisse, cioè fino a tanto

non saranno affatto mutate le sue presenti idee.

Tempo nebbioso, e grave.

o A dì 12 detto mercoledì.

Bel tempo con gran vento.

Ho sentito recitare stasera dalla compagnia Andolfati l'Agamennone tragedia di quattro personaggi del conte Alfieri, ed è stata portata egregiamente. Del resto questa tragedia ha delle bellezze di sentimento non poche, ed è ben sceneggiata, ma è un gran difetto ch'Elettra sia consapevole degli amori della madre, sia sollecita di salvare Oreste, e non scopra al padre il suo pericolo apertamente. Io amerei ancora, che molti versi fossero rifatti in stile più dolce. Il pubblico per altro pare, che l'abbia gustata assai.

ø A dì 13 detto giovedì.

Sono dodici anni che mi balocco intorno al Dizionario d'Osmont per correggerlo, e supplirlo, ed in questo tempo sono comparsi molti libri, molti cataloghi ecc. giacché vi è la smania dei 400! Io non ho una gran biblioteca a mia disposizione, e non posso contare di eseguire il mio disegno perfettamente. Quindi concepisco non essere in stato di tessere un'opera che mi contenti affatto, ma non so staccarmi dal mio disegno. Dunque proseguirò secondo le circostanze, ma mi protesto che non presumo del mio lavoro, ch'è un trastullo, e che può solo segnar le traccia ad uno che sia in più favorevoli circostanze

delle mie, se prosegue il lusso per i libri non utili, non istruttivi, ma rari.

Diacciato, e tempo rigido, coperto, poi sereno, e finalmente pioggia nella sera.

ø A dì 14 detto venerdì.

Tempo bello perché cadde della neve.

La moderna filosofia quanto l'antica insegna, raccomanda la virtù, inculca l'osservanza delle leggi naturali, inspira umanità, tolleranza, morigeratezza di costumi ecc. ecc. ecc. Ma se quella fu male ascoltata ci maraviglieremo, che questa non ottenga di più? Se veruna religione umana, se la stessa religione rivelata non ha saputo purgare il

cuore [...], trionfare delle sue passioni, ricondurlo ad attaccarsi al suo vero interesse, vorremo che gl'insegnamenti profani [...] maggior potere?

Vorremo che la voce di un uomo

che gl'inviti, che le minacce di un Dio? Ci potremo persuadere che la morale universale sia conosciuta, abbracciata da tanti schiavi dell'ignoranza, delle passioni agli orecchi dei quali parla sempre l'interesse? Chi si dedicò all'altare, chi ha sempre in bocca il nome di Dio, chi siede nei tribunali per far rispettare leggi è sovente scellerato, e coloro i quali non furono mai educati, o furono male educati in mezzo all'orgoglio, e senza la vera cognizione del loro essere dovranno, potranno esser buoni, cioè potranno debellare gli sforzi della carne amica dell'ambizione, della lascivia, della vendetta? Tutte queste verità sono pur mortificanti, ma pur sono tali. Intendiamola una volta. Tutti portano in seno il veleno da che nacquero.

Io medito spesso soggetti simili, e dall'altezza della maraviglia con cui osservo le opere della creazione, la capacità dell'uomo a comparire una vera imagine del Creatore cado nell'abbattimento scendendo al duro destino di dover piangere sopra di lui quando lo scopro nel tempo spesso simile ad una fiera, più pestifero di un angue, pieno di suzzure, o di atroci infamie in tutt'i secoli. Se le prime considerazioni mi riempiono il petto di gioia, e di un dolce tremito, le ultime mi fanno dolorosamente palpitare, spandono un freddo orror nelle vene, e mi lasciano tanto abbattuto, quanto le altre mi avevano impresso vigore, e lena. Ah! Se la storia si potesse dimenticare delle atrocità umane, e

leggere solo i trionfi della virtù, dell'innocente grandezza, del talento!

ø A dì 15 detto sabato.

Tempo rigido, coperto, nevoso ai monti, ed i francesi guerreggiano nelle Fiandre come di estate, e sono in mare come nelle stagioni più quiete, avendo in sei mesi avanzate le loro vittorie con una celerità maggiore di quella che mai si vedesse nelle guerre moderne se non sotto il Gran Federigo nella Guerra dei sette anni.

Lo stato naturale dell'uomo è la fatica, e questa lo preserva dalla miseria, dalle malattie, dalla noia dei delitti. Figuriamoci una miniera di carbone in Inghilterra, una di stagno, una di sale in Pollonia ecc. ed un teatro, ed osserviamo ove vi sono più

sbavigli, più fiacchezza, più corruzione. L'uomo che lavora è occupato da mattina a sera, ha buon appetito, dorme placidi sonni, e non risente il peso della propria esistenza se non quando manca del necessario. L'uomo ozioso aumenta intorno a sé i bisogni, indebolisce la propria macchina nella crapula, è inquieto dei suoi pensieri, dà tutta la libertà alle sue passioni, e si annoia del giorno, bramando la notte o per sfogare le sue brutalità, o per infiacchirsi fra le piume. E le femmine? Più deboli per natura lo sono meno cibandosi di castagne, abitando i monti, soggiornando fra le nevi, che sedendo in morbidi sofà, o dormendo in dorate alcove.