o A dì 22 detto sabato.
Vedo molti miei amici in cariche più ragguardevoli della mia afflitti, malinconici, e scontenti. Qualche volta oppressi dal cordoglio lasciano uscire delle lagnanze. Trovo che sovente hanno ragione, e che pure qualche volta hanno torto, ed in sostanza comprendo che non è oro tutto quello che luce, che paghiamo cara la pena di aver nociuto agli altri, che la vita ignota non è la peggiore, che la prima parte in commedia e la più difficile, e pericolosa, e che un stolto incantesimo ubriaca, o per ambizione, o per avarizia tutti coloro i quali non hanno un potente corredo di filosofiche cognizioni. Concludo da tutto ciò che quantunque scontento, devo esser contento della mia sorte, e che molte più spine potrei incontrare, procurando di variarla. Dunque aspetto, e rivolgendomi nel mio poco cerco di tirare in lungo