Ho letto un libretto stampato in Bologna pulitamente nel 1762 in 4° intitolato Versi sciolti del signor Agostino Paradisi nobile bresciano. Questo poeta si è dilettato di comporre senza rima, parendogli che sia tormento, lima, ed impaccio questo servil giogo.
"...Ma qual non apre / Fertil campo di gloria ai grandi Poeti / Nato a prova miglior libero carme; / Che d'ornamento esterior non pago, / Tra il fulgor de l'armoniche parole, / Tra l'inesausto immaginar sublime / In sé si folce, e sol di sé l'adorna?", dice in un epistola al celebre Algarotti (p. 29),
e che solo aggiunga forza ad un fiacco vate,Onde si regga, e in lei fidando il fianco / Con lento piè l'umile via misuri" (ivi p. 28). I suoi componimenti hanno dell'estro, e del subblime, benché non sieno sempre intieramente purgati.