paia ragionevole il dir male di una capitale da cui dovrebbe staccarsi il buon esempio. Ma Lorenzo insegnava al figliuolo cosa conveniva ad un cardinale giovane, ed appunto perché nella città trionfava il vizio, per questo gli pareva che avesse bisogno di più ammaestramenti, e gli dichiarava cosa era proprio della dignità considerando ancora la vita privata. Si osserva il suo carattere quando gli dice: "Gioie, et leta in poche cosa stanno bene a' pari vostri, più presto qualche gentilezza di cose antiche, e belli libri, et più presto famiglia accostumata, et dotta che grande". Si potrebbe comentare tutta questa lettera a onore di chi la scrisse, e di colui a cui fu diretta, ma deve farlo chi prenderà a distendere la divisata storia in cui i nomi di Lorenzo, e di Leone compariranno in bella mostra. La maldicenza suggerirà qualche cosa contro il secondo, ma distinguendo Leone come Pontefice, e come mecenate delle lettere, si dovrà confessare che con questo titolo ricopre le imperfezioni del primo carattere, e comunque sia a Lorenzo sarà gran lode avere avuto questo figlio.