Quelli che scrivono libri morali per farsi intendere, e per uscire da tutte le dispute doverebbero formare in fondo un piccolo dizionario dei termini che adoperano con la definizione di essi, e dell'idea che vi attaccano. Secondo questo mio pensiero doverebbero notare cosa intendono per virtù, vizio, felicità, bontà, falsità, obbligazione, dovere, libertà ecc., giacché in tal maniera risparmierebbero a molti la pena di confutargli, vedendosi con l'esperienza che le più volte le questioni sono sopra il significato delle parole, e che, definite queste, due avversari si trovano d'accordo. L'idee composte non sono simili in tutti gli uomini, e ciò depende dalla loro diversa maniera di concepire, e da che molte volte sono un complesso d'altre idee parimente complicate; quindi hanno bisogno di esser definite, perché chi sente si avveda se si unisce con chi parla, o in che cosa dissente.
Io dicevo oggi che il medesimo fermento che nell'admosfera produceva il temporale, nel corpo umano produceva le malattie, nelle famiglie i litigi, negli stati le guerre, ed in questo discorso adoperavo