ciò non può appagare uno spirito curioso, e fornito di buon senso. È vero che Venette non è in molte cose troppo credulo, ma con tutto questo annoia un poco non usando tutta quella galante maniera di esprimersi, né avendo quella graziosa immaginazione che s'incontra nella Vénus phisique di Maupertuis. Posso dire che non mi abbia quasi nulla insegnato che non sapessi senza essere un sacerdote di Priapo, e senz'avere nei lupanari notomizzata la materia, o con trasporto osservato molti cadaveri negli spedali. Conoscevo questo libro, ma un amico m'invogliò di leggerlo. Non ne darò l'estratto perché oggigiorno è comune, e perché fino nel secolo passato di esso parlò Bayle duplicatamente nel suo giornale intitolato La Repubblica delle Lettere. Un savio fisico potrebbe rifarlo senza prender gelosia della sua gloria. È mancante di alcune cose, benché poche, e di altre parla troppo soverchiamente, onde vi sarebbe da riformarlo,