Efemeridi Giuseppe Pelli Bencivenni

Nota ai testi

a cura di Luca Frassineti

Indice dei contenuti





La Prima Serie (1759-1773) delle Efemeridi è raccolta in 30 volumi (cm. 19 x 13,5) rilegati in pelle chiara, cui si aggiungono, nell’identico formato e nella medesima veste, 2 libri di indici. Ciascun volume consta all’incirca di 200 pagine (comprese quelle non numerate e le bianche), con numerazione autografa apposta rispettivamente nell’angolo superiore sinistro delle pagine di sinistra e nell’angolo superiore destro delle pagine di destra. Per ragioni di economia, si tace l’indicazione delle filigrane. Il testo, vergato con inchiostro di tonalità cangiante dal color ruggine al seppia (specie per le addizioni seriori), tende ad occupare l’intero spazio disponibile, ad esclusione del margine sinistro, lasciato appositamente libero per l’inserzione di eventuali postille. Delle diverse temperature di penna non si rende mai conto.

 

Criteri generali di edizione

Viene riprodotta la versione definitiva serbata dal manoscritto, avendo cura di conservare - tramite appositi marcatori sintattici XML (vedi infra, Sintesi dei marcatori usati) - le sole varianti sostitutive o aggiuntive (sia immediate che tardive) collegate all’ordine dei contenuti: si tralasciano dunque gli aspetti retorico-formali di dispositio e di elocutio riconducibili a normali processi di scrittura[1] e pertanto poveri di valore semantico, poiché, oltre a definire una distinzione gerarchica degli elementi, ciò consente una maggiore maneggevolezza informatica. Chi scrive si è ripetutamente avvalso dei suggerimenti e dell’aiuto di Matteo Gallo, Dianella Lombardini e Michele Paoli, la cui competenza è risultata imprescindibile per la risoluzione degli aspetti più delicati legati alla codifica informatica: a loro è dedicato il ringraziamento più cordiale.

 

Delle pochissime varianti alternative presenti nel testo si dà sempre notizia tramite i soliti marcatori sintattici (cfr. vol. XVI, p. 107), impiegati anche per rilevare le lacune del testo, le aggiunte in margine e/o su carte staccate, e i guasti meccanici provocati da un’eccessiva acidità delle miscele, del resto rari così come macchie e sbafature compromettenti la decifrazione del codice, benché talvolta la lettura sia complicata da un’espansione generalizzata dell’inchiostro, dovuta probabilmente alla scarsa qualità della carta, ovvero ad accidenti atmosferici, quali umidità, esposizione alla luce ed al calore ecc. (cfr. es. vol. XXIV). Prezioso si è rivelato il confronto con il microfilm fatto approntare dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze a ridosso dall’acquisizione del manoscritto, poiché esso ha consentito di sanare diverse perdite occorse nell’originale: corre pertanto l’obbligo di esprimere piena riconoscenza alla direzione della Biblioteca Nazionale, ed in particolare alla premura e alla sollecitudine della dott.ssa Paola Pirolo, responsabile della Sezione Manoscritti.

Il principio di concordanza nella salvaguardia delle informazioni ritenute pertinenti è garantito dalla responsabilità del solo curatore, il quale ha provveduto a selezionare libro per libro i dati riportati meccanicamente dai trascrittori, nel rispetto dei parametri preventivamente fissati dal comitato scientifico responsabile del progetto, fra cui per disponibilità e cortesia si desiderano ricordare i professori Renato Pasta, Umberto Parrini e Mario Mirri. La tutela è estesa alla registrazione delle sezioni cancellate o comunque di impervia lettura, quando esista il ragionevole sospetto che esse possano celare una volontà di autocensura (vedi infra, Sintesi dei marcatori usati). Le deviazioni dalle norme filologiche generali sono giustificate dalle peculiarità di un testo da traguardare sotto il rispetto referenziale.[2]

 

Ad intelligenza del lettore è bene premettere che:

a) tutti gli interventi esterni riconducibili alla mano del curatore (quali brevi annotazioni, nonché tutte le descrizioni di elementi iconografici o comunque accessori inseriti nel testo) sono stati racchiusi fra parentesi quadre, affatto assenti nell’originale, e sono stati opportunamente marcati al fine di escluderli dalla ricerca full-text (vedi infra, Sintesi dei marcatori usati);

b) le postille e le aggiunte su carte staccate riferibili ad una tarda rilettura dell’autore, successiva allo scoppio della Rivoluzione Francese, sono state evidenziate col valore “post 1789” dell’attributo @rend (vedi infra, Sintesi dei marcatori usati); in assenza di riferimenti cronologici dichiarati tale distinzione andrà assunta con assoluta elasticità, in quanto suggerita da elementi relativi e contingenti, quali il ductus ed il colore dell’inchiostro. Il distinguo cade tuttavia nelle tavole degli indici, in particolare all’interno dei due volumi specifici, in cui per ovvie ragioni di funzionalità si abolisce ogni stratigrafia (salvi i rispettivi “Avvertimenti” introduttivi), dando eventualmente notizia delle sole cassature leggibili ritenute pertinenti;

c) nel rispetto della convenzione utilizzata da Pelli sono stati impiegati i simboli o, ø e •, significanti rispettivamente giornata buona, media, nera;

d) in luogo della riga continua che nell’originale vale come idem (ad es. negli indici), si sceglie di ripetere il lemma per intero.

 

Postille, cartigli, addizioni seriori

Le postille vengono distinte dal marcatore <add> accompagnato dal relativo attributo che ne specifica la posizione nell’originale, anche nel caso di rinvii alla carta successiva (vedi infra, Sintesi dei marcatori usati): per semplicità si preferisce non indicare il salto di pagina per tutte quelle annotazioni che superano la misura della singola carta, così come si evita di rilevare l’eventuale scansione di una postilla dal margine all’interlinea. Se rigidamente motivato dalla consequenzialità logica dei contenuti, viene talora scambiato l’ordine delle chiose redatte in una singola pagina (cfr. vol. III, p. 188; vol. VIII, p. 38; vol. IX, p. 192; vol. XXIV, p. 116; Ind. I, p. g). In assenza di precisi rimandi le postille sono collocate ad sensum ai giusti luoghi; si inseriscono invece dopo l’ultimo punto fermo, quando risultino apparentemente eccentriche rispetto ai contenuti della relativa pagina[3].

Il criterio si estende ai cartigli applicati privi di rinvii al testo[4], o comunque a tutti i documenti interfogliati più o meno arbitrariamente (ad es. vol. I, p. 82); i cartigli staccati privi di riferimento vengono collocati in fondo al rispettivo volume. Si segnala che nel vol. XIX il cartiglio di pagina a, applicato alla controguardia, presenta chiare attinenze con il contenuto della pagina 122 del medesimo volume.

Tutti i cartigli interni al singolo libro vengono numerati progressivamente tramite attributi associati ai soliti marcatori sintattici, provvedendo, se necessario, a segnalare l’eventuale passaggio della scrittura dal recto al verso: nel caso di divisioni sillabiche di parole, queste ultime sono sempre riportate per intero nella pagina antecedente. Di fronte a precise connessioni logico-sintattiche tra due o più cartigli, si considera la contiguità fra di essi come se si trattasse di un unico oggetto composito. Si tacciono infine i diversi segni, quali lettere, croci, diesis, asterischi ecc., impiegati nell’originale come elementi di connessione fra le postille e il testo (specie in casi di particolare assembramento, come ad es. vol. XXX, p. 62 e relativi cartigli).

In presenza di calcolati rimandi all’interno dello stesso volume l’autore sceglie talora preventivamente di inserire la formula “Ved. (sotto) a p.”, riservandosi di completare l’annotazione in seguito con la semplice aggiunta del relativo numero di pagina (ad es. vol. I, p. 115; vol. VIII, p. 15; vol. XXI, p. 53; vol. XXV, p. 29, 31, 49, 55, 58, 59, 76, 87; vol. XXX, p. 85, 89), o più raramente del numero di pagina e del volume (ad es. vol. XXV, p. 103): per non ingenerare ambiguità, si premette il marcatore <add> all’intera stringa.

Se segnata da Pelli, si colloca sistematicamente fra parentesi tonde la data delle relative postille.

Eventuali postille a postille vengono ancora identificare tramite il marcatore <add>, per solito accompagnato dall’attributo @inline, al fine di consentire una migliore maneggevolezza informatica.

 

Si omette la trascrizione dei titoletti autografi vergati in testa a ciascuna facciata, riferiti al mese ed all’anno correnti, dal momento che la loro specifica funzione di servizio nella lettura del manoscritto perde di significato di fronte alle potenzialità garantite dal sistema di transcodificazione informatica.

Nelle annotazioni non riconducibili alla mano dell’autore si provvede a diversificare la relativa sezione tramite l’impiego dell’attributo @resp, con valore indefinito “apografo” (cfr. vol. XIX, p. a; vol. XXV, p. 134), qualora la responsabilità non sia deducibile dal contesto, dal ductus, ovvero non sia chiaramente specificata, come nel caso sigolare del vol. XVII con l’acronimo “L.P.F.”, aggiunto in calce alla postilla di p. 137; in presenza di annotazioni sinottiche di Pelli, per scongiurare possibili fraintendimenti, il valore dell’attributo sarà “autografo” (es. vol. XIX, p. a).

 

Si sorvola sul contenuto di un foglio di appunti reciso da un bifolio e vergato a lapis su entrambe le facciate, dimenticato probabilmente da un lettore fra l’ultima pagina e la controguardia del vol. XXIV.

Si trascrive invece di seguito la versione definitiva del bigliettino scritto a lapis conservato nel vol. XXIX fra le pp. 46-47 in una busta di piccolo formato, sul cui dorso compare, ancora a lapis e per la stessa mano (la grafia esibisce tratti moderni), l’indirizzo “Illustrissimo | [...]ud. Giuseppe Pelli | Fabbroni” (qui e sotto la barra verticale segna l’a capo, quella obliqua il passaggio dal recto al verso, mentre i tre punti fra parentesi quadre rendono i passi illeggibili e il punto interrogativo fra tonde evidenzia i lemmi di dubbia decifrazione):

“Eccoti la lettera per la giovin che penserai a fare recapitare oscuramente. Ricordati del biglietto amabile per la Borgogni per indirizzo Fiscettaia. Manda la mia letterina a Nonni (?) e chiedi (?) di scrivere. L’altra / che ti ho detto per il 3 di agosto a te la manderò o porterò; se arrivan tardi (?) vedranno però la buona intenzione. Addio a presto per (?) buona notte. Dio ti benedica. Spero di avere nuova del tuo buon arrivo domani. Tuo R.”.

 

Da segnalare che nel volume XXX, p. 39 riga 1, sopra i tre puntini dell’originale è stato aggiunto a lapis da altra mano il nome “Destouches”.

 

Si riportatano in calce le rarissime correzioni, vergate sempre a lapis su probabile iniziativa di un bibliotecario, che rimandano alla numerazione, e quindi alla posizione, dei documenti serbati dal Pelli nella parallela raccolta delle Filze giornaliere:

vol. XVII, p. 22: Filza seconda, num. “XVI” corretto in “19”

vol. XVII, p. 115: Filza seconda, num. “XXIV” corretto in “22”

vol. XVIII, p. 41: Filza seconda, num. “XXVIII” corretto in “23”

 

 

Illustrazioni, vignette, sigilli, manifesti e fascicoli a stampa

In presenza di elementi iconografici o di stampe allegate, si sceglie di offrire la riproposizione anastatica dell’originale; se opportuno, si inseriscono ai giusti luoghi del testo brevi descrizioni esplicative, il cui contenuto viene escluso dalla ricerca full-text tramite i soliti marcatori sintattici. Ad intelligenza del lettore si segnala che per il manifesto del vol. XIX viene indicato il collegamento alla p. 189 per manifesta identità di contenuti, pur contro il rinvio “p. 38 bis” della nota a lapis apposta all’atto dell’inventariazione, mentre nel vol. XX l’allegato a stampa, privo di numerazione, è stato agganciato alla p. 122. Diverso il caso dell’avviso applicato sulla parte interna del piatto inferiore del vol. XXV, vista l’inequivocabilità della postilla autografa: “Ved. a p. 173”. Alla penna dell’autore devono essere attribuite l’annotazione “Commorante in Lisbona”, riferita al nome di “Luigi Niccolini” stampato nell’avviso a stampa del volume XXV, e le postille “Inventée par C. J. de Murr” e “6 e mezzo”, inserite rispettivamente sul margine destro e nell’angolo inferiore destro del recto del foglio a stampa di pagina 97 del volume XXVIII, nonché l’indirizzo e la breve somma “1750+280=2030” sull’a tergo dello stesso; apografa invece la terza chiosa “Uomo celebre per la cognizione in specie delle lingue”, vergata ancora sul recto nell’angolo superiore sinistro.

 

 

Errori

Si provvede all’emendazione delle sviste, dei trascorsi di penna e delle forme corrive o comunque singolari nella prassi scrittoria dell’autore (esclusi però i fenomeni di dislessia come ad es. “biblioteclario”), oltre che ingiustificate sul piano etimologico, assenti[5]dal Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia (Torino, Utet, 1961-2002) e non riconducibili ad una base fonetica toscana (come invece “chiusto” - vol. I, p. 96; “discrizione” - vol. V, p. 11; “asilio” - vol. XXII, p. 65; “obbuscano” - vol. XXV, p. 128), tramite l’impiego del marcatore <corr> accompagnato dall’attributo @sic, che consente di dare notizia in apparato della forma originale: ad es. <corr sic=“ciliega”>ciliegia</corr> (vol. II, p. 150, due occorrenze), <corr sic=“concubiscibile”>concupiscibile</corr> (voll. IX, p. 28 e XIV, p. 16). Il criterio si estende alle integrazioni editoriali di fronte a mere lacune sintattiche: così “Madre [di] Dio” = <corr sic=“Madre Dio”>Madre di Dio</corr> (cfr. vol I, p. 11). Si preferisce la correzione tacita nei casi in cui l’errore può derivare da un mancato aggiustamento a seguito dell’inserzione di una variante (per solito viene meno l’accordo di genere fra attributo e sostantivo), o ad un’autodisciplina imperfetta del testo. Le concordanze a senso stravaganti rispetto all’uso corrente (ad es. “un poca di acqua”, per cui cfr. vol. III, p. 30) vengono mantenute, anche quando siano estese ai legami sintattici dell’intera frase (vedi il mancato accordo singolare/plurale tra soggetto e verbo, come ad es. “a gente che sono”, per cui cfr. vol. XVI, p. 68). Si conservano inoltre le declinazioni al maschile per i sostantivi “uniforme” (vol. VI, p. 159 - Ind. I, p. 88 - Ind. II, p. 102), ed “estasi” (voll. XVII, p. 14 - XXIX, p. 158 - XXX, p. 65): nel primo caso la scelta è confermata dall’analogia con il francese, da cui si trae giustificazione pure per gli eccentrici “chierla” (vol. XXVIII, p. 111) e “domanio” (vol. X, p. 124).

Nelle circostanze più controverse, allorché la risoluzione paleografica del significante non appaia confortata dalla determinazione del significato, né tuttavia risulti possibile avanzare ipotesi di emenda, si impiega <sic> in funzione di marcatore accompagnato dall’attributo @certcon valore standardizzato “dubbio”. Si emenda in “ceteris” la forma “coeteris”, sovente impiegata da Pelli nella locuzione “coeteris paribus” (cfr. ad es. vol. XXIV, p. 102).

Per quanto concerne la cronologia interna al diario, si opta per la correzione muta delle sviste relative alla seriazione dei singoli dì dell’anno, ivi compreso l’avvicendamento ciclico dei nomi dei giorni della settimana.

 

 

Veste grafica

A parte le inesattezze discusse nel paragrafo precedente, si rispettano le oscillazioni delle geminate[6], comprese le forme eccentriche come la voce pisana “illare” (vol. XIII p. 116, vol. XVII p. 25). Vengono invece emendate le sviste (se disponibile, si nota almeno un riscontro corretto estratto dai testi): ad es. “accassarsi” (vol. XIV, p. ) ma “accasarmi” (vol. XX, p. 46), “alfabetto” (vol. I, p. 58) ma “alfabeto” (cfr. vol. XXIII, p. 19), “asciuto” (vol. XXIX, p. 1) ma “asciutto” (voll. I, p. 160 - XIV, 108 - XXX, 101), “mettallo” (vol. IX, p. 159) ma “metallo” (cfr. voll. XI, p. 143 - XVI, p. 21 - XXVI, p. 193), “prelatti” (vol. XII, p. 133) ma “prelati” (voll. II, p. 98 - XVIII, p. 115 - XXVIII, p. 127), “riccevuto” (vol. I, p. 124) ma “ricevuto” (cfr. vol. I, pp. 124, 131 e 190), “tratati” (vol. IV, p. 152) ma “maltrattati” (vol. XIV, p. 96). Si corregge “paraco” in “paroco” (vol. II, p. 26), in quanto la forma scempia è la sola attestata in tutta la Prima Serie.

Si rispetta l’impiego del sostantivo singolare dopo il numero arabo “21” (cfr. voll. VIII, p. 23 - XVI, p. 42 - XX, p. 130 - XXV, p. 161), segno di un implicito scioglimento in “venti e uno/a”.

Gli arcaismi grafici sono conservati, ad eccezione dell’uso di “h” in nessi non palatali come nelle forme “mancha” (vol. III, p. 52), “riccha” (vol. VI, p. 168) e “acciecha” (vol. VI, p. 185)[7].

Si opta altresì per la normalizzazione della coppia contrastiva “hanno” (cfr. voll. I, p. 112 - V, p. 33 - XVIII, p. 152 - XXIX, p. 127) - “anno”, spesso usato in forma assoluta per esprimere la determinazione di tempo “un anno fa”, “l’anno scorso”, secondo l’uso toscano, per cui ad es. vol. XXIX, p. 163.

Viene preservato l’uso della “j” semiconsonantica o semivocalica (iniziale, interna o finale), per altro assai rara, come ad esempio “arbitrj” (vol. XXVIII, p. 9).

Tra i fenomeni corretti si registra il curioso scambio fra “s” e “z” esteso da improbabili occorrenze con la geminata come “Opprezze” (vol. VIII, p. 141) - ma “oppresse” (vol. IX, p. 173) - e “Granduchezza” (vol. XVIII, p. 114), a forme singolari con la scempia (aspra pure nella pronuncia fiorentina) come “estenzione” (Ind. II, p. 52), cui si oppongono, per altro, ben 48 casi censiti di “estensione”. Tale specimen pone evidentemente in dubbio anche le altre rare forme con la scempia riconducibili ad una pronuncia fiorentina dolce, qui sempre normalizzate, come “franceze” (vol. XIX, p. 168) - ma nella Prima Serie sono più di 300 le occorrenze di “francese”, due quelle di “franzese” (vol. XI, p. 60 e XIX, p. 79) -, “occazione” (voll. XV, p. 148 e XXVII, p. 43) - contro più di 200 occorrenze di “occasione”-, “persuazione” (voll. II, p. 163 e XX, p. 101 ) - ma “persuasione” (ad es. vol. XI, pp. 88, 148, 186 e vol. XVII, pp. 10, 45).

Le agglutinazioni lemmatiche improprie vengono di regola mantenute; si condensano sistematicamente “gli è lo” in “glielo”, ed “esser gli” in “essergli”. Si sceglie inoltre di unificare le forme “Granduca”, “Granducato”, “granducale” ecc., di solito scisse (in genere per abbreviazione) nell’originale.

 

Sono altresì conservati nella forma primitiva i nomi propri (ad es. “Zaccharia” e “Aldovrando”, vol. I, p. 44 e 93), compresi quelli stranieri, spesso imprecisi (es. “Le Bos” per “Du Bos”, vol. I, p. 133, “Rouchefaucaut” per “La Rochefoucauld”, vol. XXIII, p. 67), o ridotti nell’autografo a grafie italianizzate: il doppio “v”, all’inizio ovvero nel corpo del nome, si rende per solito con il segno “w” (es. vol. XIX, p. 132, vol. XXX, p. 59). Le uniche eccezioni, risolte con l’impiego del marcatore <corr>, riguardano le sviste, specie se in compresenza delle relative forme corrette (segue la forma erronea): es. “Vanhelmont” per “Vandelmont” (vol. I, p. 162), “Velat” per “Vattel” (vol. I, p. 163), “Montelatici” per “Montelacici” (vol. III, p. 107), “Siminetti” per “Seminetti” (vol. V, p. 108), “Lyttelton” per “Lillethon” (vol. VII, p. 98), “Fiedling” per “Fielding” (vol. X, p. 86), “Juan Abreu de Galindo” per “Jaun Abreu de Galineo” (vol. XII, p. 146), “Fallot” per “Tallon” (vol. XIII, p. 35), “Mirowitz” per “Mariowitz” (vol. XIII, p. 58), “Boulainvilliers” per “Bouvillainvilliers” (vol. XV, p. 104), “Panciatichi” per “Panciatici” (vol. XVII, p. 47), “Ippocrate” per “Ippocrite” (vol. XIX, p. 105).

 

Interpunzione

Si privilegia una scelta conservativa, a cominciare dalla normalizzazione parca ma avvertita della punteggiatura, limitando gli interventi ai casi di possibile fraintendimento del senso (ad es. disciplina o soppressione della virgola davanti al “che” relativo ed oggettivo, ovvero sua conservazione nelle coordinazioni polisindetiche di tipo copulativo), o comunque sintatticamente più complessi (ad es. nelle strutture ipotattiche e negli incisi), per cui in luogo della virgola si sono sostituiti (talora addirittura integrati) il punto e virgola o i due punti.

Il sistema dei paragrafi è conforme a quello dell’originale, salvo l’allineamento sistematico dei nomi delle feste sullo stesso rigo della data. Negli elenchi i due punti vengono sempre trasformati in punto e virgola.

Di fronte alla separazione in colonne (al massimo due) del testo di una singola pagina, ad esempio negli elenchi (cfr. vol. XXI, p. 139 e seg.), si sceglie di riportare la seconda colonna subito sotto la prima, in ordine paradigmatico.

Le parentesi rotonde sono conservate, a parte le rare occorrenze di parentesi entro parentesi, per le quali si adotta come segno distintivo l’uso del trattino.

I riferimenti collegati all’impiego di ampie parentesi graffe si pongono innanzi alla relativa porzione di testo ricompresa dalla parentesi stessa, che viene conseguentemente abolita (cfr. vol. XX, p. 17).

Si tacciono gli abbellimenti di piccola entità (asterischi, graffe, fregi) segnati sporadicamente dal Pelli; si preserva invece l’asterisco con funzione distintiva all’interno di una citazione (vol. XXX, cartiglio 1r. di p. 62) e si riproduce la sequenza di tre croci impiegata una volta soltanto (vol. XXIII, p. 156) in luogo del nome proprio.

 

Accenti ed apostrofi

L’accentazione dei monosillabi viene disciplinata secondo l’uso moderno: ad es. “dà” (verbo), “là”, “qua”, “qui”, “sé” (pronome tonico), ma “se stesso” e “se medesimo”. L’accento grafico nelle forme ossitone (sempre grave nell’originale) è stato regolarizzato secondo la prassi corrente e corretta: sempre grave quando non esiste distinzione tra i diversi gradi di apertura (à, ì, ù) e nelle uscite in “o”, grave o acuto per “e” a seconda delle occorrenze: così, ad es. “cioè”, “piè” (piede), ma “ché” (perché), “né”, “perocché”, “poté” ecc. Nel manoscritto è raro trovare l’accento nel corpo delle parole: nella trascrizione esso viene inserito solo nei casi di possibile fraintendimento del senso (ad es. i “princìpi dei prìncipi”), ovvero nelle forme specialistiche e/o letterarie: cfr. “calìa” (vol. VI, p. 160), “Gìa” (vol. XXIX, p. 91), “fesulèi” (vol. XXII, p. 121).

Quando assente, si provvede ad aggiungere l’apostrofo per segnare l’apocope postvocalica (anche sillabica), giusta il criterio moderno: per es. “po’” (poco), “fe’” (fece), “suo’” (suoi).

 

Maiuscole

Oltre che per le iniziali dei titoli di libri o di opuscoli (per i giornali e le riviste si riportano invece in maiuscole tutte le prime lettere delle relative testate), i nomi di persona, i nomi di luoghi geografici, i nomi storici designanti gli abitanti di un certo territorio (“Greci” e “Latini”, ma “inglesi” e “francesi”) e i nomi di feste (“Avvento”, “Carnevale”, “Natale”, “Pasqua”, “Pentecoste”), si conservano le maiuscole di rispetto nei lemmi di significato istituzionale e nelle cariche (“Arcivescovo”, “Auditore Fiscale”, “Auditore Generale”, “Primo Auditore” ma “auditore”, “auditore di Ruota”, “Granduca”, “Legato”, “Magistrato Supremo”, “Provveditore dell’Uffizio dei Fiumi e Fossi” ma “senatore”, “Università di Pisa”), in riferimento ad ordini o a congregazioni religiose (“Barnabiti”, “Francescani”, “Gesuiti”), nella designazione di dignità supreme (“Imperatore”,“Papa”, “Re dei Romani” ma “re di Francia”), nell’indicazione delle discipline d’insegnamento accademico (lettore di “Gius civile”, professore di “Fisica”), evitando tuttavia di elevare a maiuscola le eventuali minuscole nell’originale, per altro non sempre d’immediata distinzione: questo estremo criterio di fedeltà al testo cede tuttavia innanzi ai titoli di significato istituzionale, resi con la maiuscola in conformità con le esemplificazioni sovraesposte. I nomi dei mesi e delle stagioni in posizione non incipitaria sono riportati con la minuscola.

Si provvede alla normalizzazione dei titoli nobiliari (“arciduca” ma “Arciduca d’Austria”, “conte”, “duca”, “infanta” ma “Infanta di Spagna”, “principe”) e dei vari stati clericali (“abate”, “canonico”, “proposto” ma “Generale dei Gesuiti”).

 

Corsivo

Conservazione (nell’originale i lemmi appaiono sottolineati) o introduzione del corsivo nei di titoli di opere (periodici, stampe, libri ecc., con la sola eccezione delle note tipografiche, rese con il tondo) e di lemmi a carattere enciclopedico, al fine di un migliore riconoscimento dell’informazione da parte del lettore; i titoli delle opere pittoriche vengono invece riportati in tondo fra apici doppi. In conformità con l’originale si mantiene il corsivo per le parole, i sintagmi o le frasi in latino (mai invece per il greco, il francese o lo spagnolo), avendo cura di introdurlo in assenza di sottolineatura, salvo che - come detto - nelle note tipografiche con i nomi dei luoghi di edizione e degli stampatori. Per maggiore leggibilità si sopprime la distinzione tondo-sottolineato dell’originale in relazione a nomi propri, soprannomi, o ad altri oggetti, per maggiore leggibilità.

 

 

 

Abbreviazioni e numeri

Se possibile, vengono sciolte e riportate per esteso tutte le forme compendiate presenti nel testo (con le sole eccezioni dei nomi propri introdotti dalla maiuscola puntata e dei lemmi interni ai titoli dei libri a stampa dei quali non si abbia sicuro riscontro), a cominciare dalla nota tironiana, risolta in “et” per il latino ed “e” per l’italiano, fino all’abbreviazione “½” (e mezzo/a) nelle indicazioni di tempo o di distanza. Si conserva “S.” (San, Santo, Santa ecc.) solo se contenuto nella data.

Le cifre romane impiegate come numero cardinale vengono convertite in lettere, adattando l’iniziale maiuscola per le cariche o con i lemmi di significato istituzionale (ad es. “IV Priori” = “Quattro Priori”); sono invece mantenute quando usate con funzione ordinale, salvo i casi in cui esse precedano il sostantivo, purché non si tratti di “secolo” (ad es. “XII Apostoli” = “dodici Apostoli”, ma “XII secolo”) e nei rimandi interni (vedi infra, Paginazione e rimandi). Da sottolineare la discontinuità nella scrittura dei multipli in base dieci di otto, come ad es. “XVIII” e “XIIX” (cfr. Ind. II, p. 11, 100), “XXVIII” e “XXIIX” (cfr. vol. XXV, p. 190), o in base dieci o cinque di quattro, per cui “IV” ma pure “IIII” (vol. IX, p. 154; vol. XIII, p. 126; vol. XX, p. 6), “XIV” ma pure “XIIII” (Ind. II, p. 66, 101), ovvero “IX” ma pure “VIIII” (Ind. II, p. 59), “XIX” ma pure “XVIIII” (Ind. II, p. 1, 54, 80), “XXIX” ma pure “XXVIIII” (Ind. II, p. 2, 34); si emenda invece, tramite l’impiego del solito marcatore <corr>, l’eccentrico “IXL” in “XLIX” (cfr. vol. XV, p. 32). In presenza di numeri arabi impiegati con funzione ordinale si procede per analogia, ad eccezione delle consuete abbreviazioni (4°, 8°, 12°, 16° ecc.) relative ai diversi formati di stampa, sempre mantenute; rimandi interni a parte, vengono altresì conservate tutte le cifre arabe impiegate con funzione cardinale.

Per i riferimenti bibliografici si adotta il seguente standard, che tiene conto della forma privilegiata dal Pelli per questa Prima Serie: dopo “vol.”, “lib.” o “t.” segue sempre il numero ordinale in caratteri romani, dopo “cap.” segue il numero cardinale in cifre arabe; se il numero precede l’abbreviazione, quest’ultima viene sempre risolta (es. “I lib.” = “primo libro”).

Fra le altre si riporta per esteso e in lettere l’abbreviazione numerica accompagnata da “mila”: es. “100mila” o “100 mila”= “centomila”.

In presenza di numeri decimali si sostituisce la virgola al punto (segno esclusivo impiegato da Pelli per separare anche i decimi dai centesimi ed i centesimi dai millesimi) a destra di ogni cifra, a partire da quella successiva all’unità, frammettendo per chiarezza pure uno spazio separativo; si impiega altresì lo zero (“0”) in luogo del segno originale “-”. Quando il numero decimale è espresso da una frazione, quest’ultima viene sciolta in lettere e la virgola che la precede viene mutata nella congiunzione “e” (ad es. vol. XXI, p. 139 e seg.). Nei numeri interi superiori a quattro cifre si inserisce invece il punto quale elemento separatore fra le migliaia, al fine di garantire una distinzione immediata rispetto alle date.

Nella riproduzione di somme e calcoli matematici si provvede all’integrazione tacita dei segni algebrici eventualmente assenti (ad es. vol. XIII, p. 46, ove si è aggiunto un “+”), avendo cura di far sempre precedere da “Totale” senza parentesi quadre (ivi, p. 45 e 47) la cifra segnata da Pelli sotto il rigo di delimitazione degli addendi, omesso per evidenti ragioni di opportunità. In un caso di modesta entità (vol. II, cartiglio num. 3) si è preferito riportare la somma in linea, integrando i segni convenzionali “+” ed “=”.

 

 

Criteri standard di normalizzazione delle abbreviazioni relative ad indicazioni bibliografiche o a rinvii interni:

acte/s

per esteso

addenda

per esteso

armad. (armadio/i)

 

art. (articolo/i - articulus/i)

 

atto/i

per esteso

canto/i

per esteso

cap. (capitolo/i - capitulus/i)

 

cass. di cart. (cassetto/i di carte?)

 

cent. (centuria/e, centone/i)

 

classe

per esteso

cod. (codice/i - codex/codices)

 

col. (colonna/e)

 

concl. (conclusione)

 

discorso

per esteso

disp. (disposizione/i - dispositio/ones)

 

diss. (dissertazione/i - dissertatio/ones)

 

ed. (edizione/i - édition/s - editio/ones)

 

eleg. (elegia/e - elegia/ae)

 

ep. (epistola/e - epistula/ae - épître/s)

 

epigramma/i - épigramme/s

 

exerc. (exercitatio/ones)

 

fig. (figura/e)

 

foglio

per esteso

folio

per esteso

gen. (genere/i - genus/genera)

 

giornata

per esteso

ibidem

per esteso

lettera/e

per esteso

lib. (libro/i - liber/libri)

 

m. (manoscritto/i)

 

memoria

per esteso

miscell. (miscellanea-ae?)

 

n. (nota o numero?)

 

nota/e - nota/ae

per esteso

novella/e

per esteso

num. (numero/i)

 

od. (ode/i)

 

opera

per esteso

opusc. (opuscolo?)

 

p. (pagina/e)

 

p. m. (pagina/e manoscritta/e)

 

par. (paragrafo/i)

 

paralello

per esteso

parte/i

per esteso

praef. (praefactio/ones)

 

prefazione

per esteso

principio

per esteso

quaest. (quaestio/ones)

 

r. (recto)

 

rem. (remarque/s)

 

resp. (responsum/a)

 

rub. (rubrica/che - rubrica/ae)

 

sat. (satira/e - satyra/ae)

 

scena/e

per esteso

sect. (sectio/ones)

 

seg. (seguente/i)

 

semestre

per esteso

seq. (sequens/entes)

 

serm. (sermone/i - sermo/ones)

 

sessione

per esteso

sezione

per esteso

sonetto

per esteso

stanza/stanze

per esteso

t. (tomo/i)

 

tit. (titolo/i - titulus-i)

 

v. (verso/i, verso)

 

ved. (vedi = cfr.)

 

ver. (?)[8]

 

vers. (versetto/i)

 

vid. (vide = cfr.)

 

voce - vox

per esteso

vol. (volume)

 

 

 

 

Specchietto generale di trascrizione e scioglimento delle altre abbreviazioni contenute nell’originale

autografo

trascrizione

scioglimento

§

par./ paragrafo

paragrafo

§§

paragrafi

paragrafi

morto/a

morto/a

&

ecc.

eccetera

+ (segno di rimando)

Ved.

Vedi (cfr.)

'

scudo/i

scudo/i

3

lira/e

lira/e

À

messer, messere

messer, messere

ลง

-tur

-tur

%

(per) cento

(per) cento

1a, 1°

prima/o

prima/o

½, ¼, โ…“, โ…› ecc.

(e) mezzo, un quarto, un terzo, un ottavo ecc.

(e) mezzo, un quarto, un terzo, un ottavo ecc.

2a, 2e, 2°

seconda/e/o

seconda/e/o

โ…”

(e) due terzi

(e) due terzi

3°, 3a, 4°, 4a, 5°, 5a ecc.

terzo/a, quarto/a, quinto/a ecc.

terzo/a, quarto/a, quinto/a ecc.

¾, 3/5 ecc.

(e) tre quarti, tre quinti ecc.

(e) tre quarti, tre quinti ecc.

4e , 5e

quatrième, cinquième

quatrième, cinquième

4/5, 4/7

quattro quinti, quattro settimi ecc.

quattro quinti, quattro settimi ecc.

5/16

cinque sedicesimi

cinque sedicesimi

โ…ž

(e) sette ottavi

(e) sette ottavi

7bre

settembre

settembre

8bre

ottobre

ottobre

9bre

novembre

novembre

Xbre

dicembre

dicembre

Xma, Xme

decima, decime

decima, decime

a. (unito a g. ed m.)

anno/i

anno/i

a. C.

a. C.

anno Christi (anno dell'era cristiana)

A. D. M. G.

Ad Maiorem Dei Gloriam

a maggior gloria di Dio

ab Incarn.

ab Incarnatione

dall’Incarnazione

acc., Acc., Accad.a

accademia

Accademia, accademia

acc.°

accademico

accademico

æ

-ae

-ae

al.

alibi

in altro luogo

Aless.°

Alessandro

Alessandro

Alf.

Alfonso

Alfonso

alfab.

alfabeto

alfabeto

Amst./ Amsterd.

Amsterdam

Amsterdam

Amstelod.

Amstelodami

Amstelodami (ad Amsterdam)

an.

anno

anno

Ang. Teod.

Angelo Teodoro

Angelo Teodoro

annot.

annotazione/i

annotazione/i

Ant.

Anton, Antonio

Anton, Antonio

Apost.

Apostolo

Apostolo

app.o

appresso

appresso

April.

April.

Aprilis (d’aprile)

arch.

archivio

archivio

Argentor.

Argentorati

Argentorati (a Strasburgo)

Art. et Med. D.

Artium et Medicinae Doctor

maestro d’arti e medicina

Aud., aud./ Audd., audd.

Auditore, auditore/ Auditori, auditori

auditore/i

Aug.

Aug. / Augusto, Augustus

Augusti (d’agosto) / Augusto, Augustus

Aug. Vindelic.

Augustae Vindelicorum

Augustae Vindelicorum (ad Augusta)

Avv., avv.

avvocato

avvocato

B.

beato/a

beato/a

B. L.

Belles-Lettres

Belles-Lettres

b.a

braccia

braccia

b.°

braccio

braccio

Bapt.

Baptista

Battista

Bar.a

baronessa

baronessa

Bartol.

Bartolomeo

Bartolomeo

Batt.a

Battista

Battista

Bernard.

Bernardus

Bernardo

Bibl., bibl.

Biblioteca, biblioteca

Biblioteca, biblioteca

bibliot.

bibliotecario

bibliotecario

c., carta

carta

carta

c.a, c.a, ca.

circa

circa

Cal. / Kal.

Cal. / Kal.

Calende

can.

canone / canonico

canone / canonico

canc.lli

cancellieri

cancellieri

cant.

cantaro/i

cantaro/i

c.

cap.

capitolo

cap.

capitano

capitano

cap.i

capitoli

capitoli

card./ cardd.

cardinale/i

cardinale/i

Carlo M.

Carlo Magno

Carlo Magno

cav./ cav.e

cavalier / cavaliere

cavaliere

cl.

classe / cl.

classe / clamatus (chiamato)

co.

conte, contessa

conte, contessa

cod./ codd.

codice/i, Codice/i

codice/i, Codice/i

commend.

commendator

commendator

Congregaz.e

Congregazione

Congregazione

Conr.

Conradus

Corrado

Cons.

Consigliere

Consigliere

Cons. di Regg.a

Consiglio di Reggenza

Consiglio di Reggenza

Cristof.

Cristoforo

Cristoforo

d., J

denaro/i

denaro/i

D.

don, donna, dottor, dottore, duca / die

don, donna, dottore, duca / die (nel giorno)

D. M.

Doctor Medicinae

dottore in medicina

d.o, d.i, -d.o

detto/i, -detto

detto/i, -detto

delin.

delin.

delineavit (disegnò)

descr.e

descrizione

descrizione

dev.° ed aff.°

devoto ed affezionato

devoto ed affezionato

disc.

discorso

discorso

diss.e, diss.i

dissertazione/ dissertazioni

dissertazione/i

distr., distrib.

Distribuzione

Distribuzione

dlla/o/e

della, dello, delle

della, dello, delle

docum.

documento/i

documento/i

dott.

dottor / dottore

dottore

ediz. / ediz.i

edizione/i

edizione/i

e. g. / ex. gr.

exempli gratia

ad esempio

f., fol., fogl.

folio, foglio

folio, foglio

f., F.

fra, Fra / F.

frate / Fecit (fece)

F./ Fra./ Franc./ Franc.°

François, Francesco

François, Francesco

febbr., Febbr.

febbraio, Febbraio

febbraio, Febbraio

Ferd.°

Ferdinando

Ferdinando

fig.e

figure

figure

Frf.

Francofurti

Francofurti (a Francoforte)

g. (unito ad a. ed m.)

giorno/ giorni

giorno/i

G. D., g. d.

Granduca, granduchessa, Granducato

Granduca, granduchessa, Granducato

Genev.

Genève

Genève (Ginevra)

genn., Genn.

gennaio, Gennaio

gennaio, Gennaio

Gio.

Giovanni

Giovanni

Giorn.

Giornale / giornale

Giornale / giornale

Goetting.

Goettingae

Gottingae (a Gottinga)

Gron.

Gronovii

Gronovii (di Gronovius)

I., imp.

Imperatore

Imperatore

Iac.

Iacobus

Iacopo

Ian. Nic.

Ianus Nicius

Giano Nicio

Id.

Id.

Idus (Idi)

Ill.mo Sig.r

Illustrissimo Signor

Illustrissimo Signor

Imp.e

Imperatrice

Imperatrice

impp.

imperatori

imperatori

Ind.

Indizione

Indizione

intit.

intitolato/a

intitolato/a

inscriz./ iscriz.e

inscrizione/ iscrizione

inscrizione/ iscrizione

Io.

Ioannes, Iohannes / Ioseph

Giovanni / Giuseppe

Ioach.

Ioachimus

Giacomo

iscriz.i

iscrizioni

iscrizioni

l., L., lib.

liber / libro

libro

£

libbra/e

libbra/e

l. c.

loc. cit.

luogo citato

l. d.

luogo detto

luogo detto

Leid.

Leidae

Leidae (a Leida)

L. T.

luogotenente

luogotenente

lett.

lettera

lettera

Letter.

Letterarie

Letterarie

ll.

libri

libri

LL. AA. RR.

Loro Altezze Reali

Loro Altezze Reali

Lod. Ant.

Lodovico Antonio

Lodovico Antonio

Lovan.

Lovanii

Lovanii (a Leuven)

Lugd. / Lugd. Bat./Batav.

Lugduni / Lugduni Batavorum

Lugduni / Lugduni Batavorum (a Lione)

m. (unito ad a. e g.)

mese/i

mese/i

m. (unito a ore)

minuti

minuti

-m.

-mente

-mente

M., m., M.r, m.r

monsieur / mr.

monsieur / mister (signore)

M. Antonio

Marc’Antonio

Marc’Antonio

M. D.

Medicinae Doctor

dottore in medicina

M. L. C. D. B.

monsieur le comte de Boulainvilliers

monsieur le comte de Boulainvilliers

m.to

maestro (?)

maestro (?)[9]

mad.a, mad.me

madama, madame

madama, madame

mar., March.e, marc.a, ecc.

marchese, marchesa

marchese, marchesa

med.a, med.i, med.o

medesima/i/o

medesima/i/o

M.ia, M.ia Madd.a

Maria, Maria Maddalena

Maria, Maria Maddalena

MM.

martiri

martiri

MM. LL. II. RR. ed Ap.

Maestà Loro Imperiali Regie ed Apostoliche

Maestà Loro Imperiali Regie ed Apostoliche

mons.

monsignore

monsignore

motup.

motuproprio

motuproprio

ms., ms.a, mss.

manoscritto/a, manoscritti/e

manoscritto/a, manoscritti/e

N. B.

Nota Bene

Nota Bene

N. S.

nuovo stile

nuovo stile

Neap.

Neapoli

Neapoli (a Napoli)

Noriberg.

Noribergae

Noribergae (a Norimberga)

not.

nota

nota

notificaz.

notificazione

notificazione

nott. cc.

note citate

note citate

num.°

numero

numero

op., opp.

opera/e

opera/e

oraz./ Oraz.e

orazione/ Orazione

orazione/ Orazione

ord./ Ord.

ordine/ Ordine

ordine/ Ordine

osservaz.i

osservazioni

osservazioni

P.

padre

padre

Ã

per

per

p.°

proposto

proposto

P. D.

Padre Dottore

Padre Dottore

p. f.

padre fratello

padre fratello

p.mo

primo

primo

p. n.

praeter naturam

contro natura

p. p.

prossimo passato

prossimo passato

P. P.

Publicus Professor / Professore Pubblico

professore pubblico

P. P.

padri/ Padri

padri/ Padri

P. R.

P. R.

P. R. (?)[10]

pag. cit.

pagina citata

pagina citata

Par.

Parisiis/ Parigi

Parisiis (a Parigi) / Parigi

Part., p., P.

parte

parte

pop.

popolo

popolo

popolaz.e

popolazione

popolazione

pr.on col.

padron colendissimo

padron colendissimo

pref./ pref.e / prefaz.

prefazione

prefazione

princ.°

principio

principio

profess.

professore

professore

q.

quondam

fu

q.sta, q.ste, q.sto, q.sti

questa/e, questo/i

questa/e, questo/i

R.

real/ reale

real/ reale

R. A. S.

Reale Altezza Sua

Reale Altezza Sua

R. D.

R. D.

Reverendus Dominus

Relig.e

Religione

Religione

rep./ Rep.

repubblica/ Repubblica

repubblica/ Repubblica

repp./ Repp.

repubbliche/ Repubbliche

repubbliche/ Repubbliche

rev./ rev.°

reverendo

reverendo

rog.

rogato/a/i/e - rogito/i

rogato/a/i/e - rogito/i

Rotterd.

Rotterdam

Rotterdam

RR. SS.

Reali Sovrani

Reali Sovrani

s.

soldo/i

soldo/i

S.

San/Santa/Santo/Sanctus/Saint

San/Santa/Santo/Sanctus/Saint

ƒ

ser

ser

S. A. E.

Sua Altezza Elettorale

Sua Altezza Elettorale

S. A. R.

Sua Altezza Reale

Sua Altezza Reale

S. C. dei Riti

Santa Congregazione dei Riti

Santa Congregazione dei Riti

S. E.

Sua Eccellenza

Sua Eccellenza

S. J.

Societas Jesu

Societas Jesu (Società di Gesù)

S. M.

Sua Maestà

Sua Maestà

S. M. C.

Sua Maestà Cesarea

Sua Maestà Cesarea

S. M. F.

Sua Maestà Fedelissima

Sua Maestà Fedelissima

S. M. I.

Sua Maestà Imperiale/ S. M. I.

Sua Maestà Imperiale/ Sa Majesté Impériale

S. S.

Santa Sede

Santa Sede

S. V.

stile vecchio

stile vecchio

seg., segg.

seg.

seguente, seguenti

seg.a

segnatura

segnatura

seg.r

seigneur

seigneur (signore)

segr.

segreta

segreta

Seg. R.

Segreteria Reale

Segreteria Reale

segr.°/ Seg.rio

segretario/ Segretario

segretario/ Segretario

sen./ sen.e

senator/ senatore

senator/ senatore

ser.

serie

serie

Ser. D.

serenissimo duca / serenissima duchessa

serenissimo duca / serenissima duchessa

Ser.a, Sereniss., seren.e

Serenissima, Serenissimo/a, serenissime

Serenissima, Serenissimo/a, serenissime

sig.

sigillo/ signore

sigillo/ signore

sig.r, sig.re , sig.ri

signor, signore/i

signor, signore/i

sig.ra , sig.re

signora/e

signora/e

soc./ Soc.

società/ Società

società/ Società

son.°

sonetto

sonetto

soprad., soprad.a

sopradetto, sopradetta

sopraddetto, sopraddetta

SS.

SS., Santi/e, Santissimo/a/i/e

Santi/e, Santissimo/a/i/e

SS. e BB.

Santi e Beati

Santi e Beati

St.

Saint

Saint

st. com. / stil. com.

stile comune

stile comune

stamp.

stampato/a/i/e, stampatore

stampato/a/i/e, stampatore

stamp.a

stamperia

stamperia

stampp.

stampatori

stampatori

Stefan.

Stefano

Stefano

sud.a / sud.°/ sud.e / sud.i

suddetta/o/e/i

suddetta/o/e/i

T./t.

T./t. tomo/i

tomo/i

t. / tav.

tavola

tavola

t.to

tutto

tutto

v., vv.

vers.

versetto/i

v. g.

verbi gratia

per esempio

V. S. I./ V. S. Ill.ma

Vostra Signoria Illustrissima

Vostra Signoria Illustrissima

Ved., ved.

ved., vedova

vedi, vedova

Venet.

Venetiis

Venetiis (a Venezia)

Venez.

Venezia

Venezia

vesc.

vescovo

vescovo

Vindob.

Vindobonae

Vindobonae (a Vienna)

Vinc.

Vincentio

Vincenzo

Vol., volume / voll.

vol., volume/i

volume/i

 

 

Paginazione e rimandi interni ed esterni

Si conserva il sistema originale di paginazione, i cui valori crescenti vengono via via impiegati quali attributi del marcatore <pb>, calcolando le eventuali pagine numerate da Pelli ma rimaste in bianco, di cui si tace per economia di funzione. Il criterio conservativo viene esteso ai cartigli sui quali l’autore ha specificato il rimando alla relativa pagina; delle eventuali marche apografe, apposte a lapis su diverse pagine bianche, sui cartigli non numerati (es. vol. XXVII, p. 112) o sugli inserti a stampa all’atto dell’inventariazione (es. vol. XXVIII, p. 97), non si dà mai notizia: pagine, cartigli e inserti relativi si descrivono e si riproducono perciò come non numerati.

Alle pagine non numerate in testa ed in coda ad ogni singolo volume si assegna una numerazione di servizio basata sull’alfabeto inglese; qualora la scansione ecceda la lettera “z”, si provvede a ripetere la sequenza di 26 elementi a partire da “aa”, “ab”, quindi da “ba” “bb” ecc.: così nell’Ind. II il valore dell’attributo “bx” indica evidentemente la 76apagina (26+26+24) non numerata del volume.

In presenza di pagine numerate per errore due volte (vol. V, p. 14 e 15; vol. VII, p. 127 e 154; vol. VIII, p. 67, 68, 105 e 124; vol. XI, p. 106; vol. XII, p. 144 e 145; vol. XIII, p. 31; vol. XV, p. 89; vol. XVII, p. 179; vol. XX, p. 121 e 124; vol. XXVI, p. 145 e 146; vol. XXVII, p. 68 e 105; vol. XXIX, p. 101, 102 e 103; Ind. II, p. 26) si provvede ad una tacita emenda in “b” (= bis), in conformità con la pratica dell’autografo in tutte le circostanze analoghe (cfr. ad es. vol. XIII, p. “156b”). Non si dà invece notizia delle eventuali autocorrezioni dell’originale, di cui si riporta sempre e solo la forma definitiva.

Evenienza particolare quella dell’Ind. II, di cui la presente edizione non registra le correzioni “19b” e “127b” perché riferite a pagine rimaste in bianco nel manoscritto.

Nel vol. II, rispetto alle ripetizioni segnalate da Pelli per le pagine 113 e 176, si sceglie di mantenere il distinguo “113a” - “113b”, “176a” - “176b”, riducendo a minuscole le lettere maiuscole dell’originale. Si introduce invece la distinzione “39a” e “39b” nel vol. V in luogo di “39.1” e “39.2” segnata da Pelli (anche in un rimando vergato a p. 46 dello stesso volume), ma rinnegata negli indici (sia in quello specifico, sia nei due generali), in cui si legge sempre “39a”. La stravagante sequenza “49-50-60-52-53 ecc.” vergata nel vol. VIII per un banale errore scalare d’anticipo viene risolta emendando automaticamente “60” in “51”.

 

Si registrano di seguito le lacune interne alla numerazione dei singoli volumi (si rammenti che il vol. I non registra le pagine 83-84, in quanto cancellate dall’autore):

vol. XI: saltata p. 32

vol. XII: saltate pp. 107, 174-175

vol. XVI: saltata p. 144

vol. XXIV: saltate pp. 56-57, 173-178, 202

vol. XXVIII: saltate pp. 129-138

vol. XXX: saltata p. 155

 

Negli indici i rimandi alle pagine sono sempre trascritti a fianco al relativo lemma, anche quando nell’originale appaiono sulla pagina successiva (qui in parentesi tonda): cfr. vol. XX p. i (j); Ind. I p. 54 (55), 96 (97), 123 (124), 137 (138); Ind. II, p. 24 (25), 63 (64), 92 (93), 93 (94).

 

Si pone in calce l’entità delle carte bianche in coda a ciascun volume, calcolando anche la carta applicata al dorso del piatto inferiore, e tralasciando quindi l’eventuale presenza della descrizione fisica del singolo oggetto redatta a lapis all’atto dell’inventariazione (assente per altro nei voll. XV e XIX, aggiunta su un foglietto sciolto nel vol. XIII, ovvero applicato come nel vol. XXIX):

vol. I: 4 - vol. II: 4 - vol. III: 3 - vol. IV: 3 - vol. V: 2 - vol. VII: 1 - vol. VIII: 1 - vol. IX: 1 - vol. X: 1 - vol. XI: 1 - vol. XII: 1 - vol. XVI: 2 - vol. XVIII: 2 - vol. XX: 2 - vol. XXI: 3 - vol. XXII: 2 - vol. XXIII: 2 - vol. XXIV: 1 - vol. XXVI: 1 - vol. XXVII: 1 - vol. XXVIII: 2 - vol. XXX: 1 - ind. I: 1 - ind. II: 3

 

Per quanto riguarda i numerosi rimandi alla Seconda serie o Seconda distribuzione delle Efemeridi, si dà conto del sistema impiegato da Pelli, in quanto esso diverge radicalmente da quello finora discusso: tranne il primo, su cui l’autore tace sempre, ciascuno dei volumi viene ora identificato da una cifra araba, alla quale dal numero 24 in avanti si affianca l’indicazione del tomo, in cifre romane, I - ovvero nulla - o II, a seconda dei casi. Il riferimento al volume è per solito preceduto dalla lettera (maiuscola) o dalle lettere (maiuscola e minuscola) relative all’individuazione dei fascicoli di 8 (o 10) carte in cui ciascun volume è stato suddiviso, e viene seguito dalla marca di cartulazione che invece lega senza soluzione di continuità l’intera Seconda Serie, esclusi gli ultimi volumi e quelli degli indici generali. Riguardo alla fascicolatura Pelli utilizza in sostanza una serie alfabetica d’impianto inglese meno “W”, “J” (unificata ad “I”) e “U” (unificata a “V”), i cui segni singoli possono essere doppiati qualora il numero dei fascicoli di ciascun volume ecceda le 23 unità: così ad es. “C c 14 p. 2741” (vol. II, p. 186) rinvia al 26° fascicolo del volume 14 alla carta 2741 rectodell’intera Seconda Serie: l’eventuale riferimento al verso viene contraddistinto dall’inserzione di un “v.” dopo il numero di pagina; in un caso almeno “A p. 1181v.” (vol. X, p. 145) il numero del volume (il VII) viene taciuto. Una parziale eccezione è costituita dal primo volume, in cui, come si è già detto, vengono specificati solo cartulazione e fascicolatura, ma secondo un metodo sensibilmente diverso, sulla base del quale dopo la “Z” segue l’eccentrica successione “Z a”, “Z b” ecc.: così ad es. “Z b p. 195v.” (vol. XXVIII, p. 171) rinvia al 25° fascicolo del volume 1 alla carta 195 verso della Seconda Serie. Da rilevare i singolari rinvii “p. 22 C” (vol. XX, p. 176), con la marca della fascicolatura posposta, e “2 C p. 23v.” (vol. XXX, p. 73), con la prima cifra araba riferita probabilmente alla scansione interna al fascicolo.

Si aggiunga infine che i rimandi ai numerosi indici della Seconda Serie sono contraddistinti dalla notazione “Alfabeto” accompagnata dalla cifra romana riferita al relativo libro, e seguita dalla marca di cartulazione che collega i vari indici: così ad es. “Alfabeto III p. 442v.” (vol. X, p. 66).

Si desidera ringraziare la dott.ssa Irene Gennarelli per aver gentilmente provveduto a verificare la puntualità e la correttezza dei diversi rimandi dalla Prima alla Seconda Serie, della quale sono stati trascritti fino ad oggi (aprile 2003) 28 volumi.

 

 

Nei rimandi bibliografici - inseriti fra parentesi tonde quando sintatticamente contigui alle Citazioni, per cui vedi infra - i nomi degli autori latini vengono compendiati secondo l’Index librorum scriptorum inscriptionum ex quibus exempla afferuntur del Thesaurus linguae Latinae (Lipsiae, in aedibus B. G. Teubnerii, 1990); per i nomi degli autori greci si è tenuto conto dell’Oxford Classical Dictionary, edited by S. Hornblower and A. Spawforth (Oxford-New York, Oxford University Press, 1996, 3a ed.): in un novero ristrettissimo di occorrenze si è scelto di completare la provvisoria indicazione autografa, in genere limitata al nome dell’autore, integrando fra parentesi quadre le parti mancanti del titolo e/o della relativa sezione dell’opera (cfr. vol. VIII, p. e; vol. XI, p. d; vol. XV, p. c, p. 1 [uno]; vol. XVI, p. 1 [uno]; vol. XVII, p. 1 [uno]; vol. XX, p. 1 [uno]; vol. XXII, p. 1 [uno]), in conformità con il sistema normalmente impiegato nel manoscritto.

Le abbreviazioni dei titoli dei libri sacri riproducono quelli introdotti in Biblia Sacra iuxta vulgatam versionem, Stuttgart, Deutsche Bibelgesellschaft, 1983, 3a ed.

Sono invece riprodotti sempre per esteso i nomi dei classici moderni ed i titoli relativi; per il canzoniere petrarchesco, di fronte a richiami alla seriazione delle singole forme metriche impiegate, si aggiunge in parentesi quadre il riferimento al numero d’ordine nell’intera raccolta, preceduto dalla sigla “Rvf.” [Rerum vulgarium fragmenta]: cfr. vol. I, p. f, 2, 90 e 101; vol. V, p. 120; vol. XIII, p. e; vol. XVI, p. 12; vol. XXIII, p. 87 (2 occorrenze), 159.

 

 

Citazioni

Vengono riportate sistematicamente tra apici doppi, a parte i casi di citazione nella citazione, per cui si introducono come segni distintivi gli apici singoli.

Si adotta un criterio conservativo (grafia - lettere e numeri - e fonetica comprese, mentre si normalizzano tutti gli accenti, interni o finali di parola) per le citazioni che nel manoscritto vengono accompagnate da precisi rinvii alla relativa fonte, anche qualora esse differiscano dalla lezione e dalle varianti rilevate dagli studi critici moderni (per i riferimenti ai classici latini e greci, preponderanti nelle Efemeridi, si sceglie come tavola di confronto la serie delle edizioni accolte nella collana Belles-Lettres); in assenza di rimandi, ovvero di fronte a lacune e/o ambiguità del Pelli, si provvede a registrare in apparato la correzione quale valore dell’attributo @corr, ora impiegato come predicato del marcatore <sic>, scelto per delimitare la sezione originale. Le mere differenze grafiche - ad es. “anulus-annulus” (vol. I p. a, precede sempre l’originale); “letame-lettame” (vol. III, p. 51); “calciar-calzar” (vol. XXIX p. 157) - vengono tralasciate.

Di fronte a soppressioni calcolate di più ampie zone del testo fonte, ad esempio per caduta di intere frasi incidentali (circostanza per altro piuttosto rara), si preferisce rinunciare all’impiego del marcatore per non accrescere il peso degli apparati, provvedendo ad inserire ai giusti luoghi i tre puntini fra parentesi quadre al fine di rendere perspicua l’omissione.

Vengono invece emendate tramite <corr>, reintrodotto in funzione non ancillare di marcatore, le imprecisioni nei rimandi diretti a titoli o luoghi definiti dell’opera citata (in ordine decrescente, parti, libri, capitoli, numeri, paragrafi, versi ecc.), nonché le inesattezze non riconducibili allo statuto teorico di variante. Il criterio si estende a tutte quelle forme che risultano assenti (fatto salvo il principio analogico) dai principali repertori linguistici del latino - Thesaurus, Lexicon del Forcellini e Glossarium mediae et infimae latinitatis del Du Cange (ed. 1954) - e del francese - Littré, Le Robert ed Edmond Huguet, Dictionnaire de la Langue Française du Seizième Siècle (Paris, Champion, 1926-67); per l’italiano valgono i principi già specificati nella sezione Errori, mentre per il greco e lo spagnolo si procede in conformità alle altre lingue ‘straniere’.

Le attribuzioni incerte sono mantenute quando sia risultato impossibile proporre documentate ipotesi di rettifica, come ad es. vol. I, p. 98.

Le iscrizioni tratte da monete, medaglie, marmi e quant’altro, per solito in latino, in lettere capitali e secondo forme accorciate, si trascrivono fedelmente senza scioglimenti (compreso il segno di croce per indicare la morte, per cui cfr. vol. XXIV, p. 107) fra virgolette, in maiuscole separate dal punto; l’eventuale impiego del corsivo e dell’alternanza maiuscole-minuscole, così come l’assenza di abbreviature (e di punti separatori), registrano sempre eventuali eccezioni dell’originale. I nomi degli autori e i titoli delle opere restano abbreviati quando siano riportati all’interno delle citazioni (es. vol. IX, p. 40; vol. XXIII, p. 42-3); in un caso già contemplato (vol. XXX, cartiglio 1r. di p. 62) si conserva il simbolo asterisco (“*”) segnato nell’originale.

Le righe dei versi, scandite dall’‘a capo’ nell’originale, vengono riportate in linea e separate tramite l’impiego della barra obliqua seguita sempre dalla lettera maiuscola (giusta la convenzione usata nel manoscritto), con la sola eccezione del metro isolato; la doppia barra s’impiega eventualmente per separare fra loro le diverse strutture metriche (terzine, quartine, sestine, ottave ecc.). In conformità con l’originale l’impiego dei tre punti connota la trascrizione non integrale di un verso.


 

Sintesi dei marcatori usati e delle loro funzioni sintattiche (omessi i tags relativi ad aspetti formali e strutturali)

1) <pb> accompagnato dall’attributo n => pagine numerate. Es.: <pb n=“1/2/3 ecc.”/>

 

2) <pb> con attributi n e rend => pagine non numerate. Es.: <pb n=“a/b/c ecc.” rend=“non numerata”/>

 

3) <del> con l’attributo type=“overstrike”=> cancellature leggibili. Es.: <del type=“overstrike”>testo</del>

 

Come ricordato, la selezione mirata delle cancellature leggibili di cui dare conto pertiene alla responsibilità del curatore, in riferimento ad un testo da traguardare esclusivamente sotto il rispetto referenziale.

 

4) <gap> con attributi reason=“cancelled illegible” ed extent=> cancellature illeggibili per sospetto di autocensura

 

Es.: <gap reason=“cancelled illegible” extent=“X lines/pages”>

 

Si tace il valore dell’estensione per le cancellature illeggibili inferiori alla mezza riga.

Nelle postille a margine l’indicazione del numero delle righe cassate viene rapportato per approssimazione alla lunghezza di quelle del testo.

 

5) <add> con attributo place di valore variabile => postilla

 

Es.: <add place=“marginleft”>testo</add> => aggiunta sul margine sinistro

Es.: <add place=“marginright”>testo</add> => aggiunta sul margine destro

Es.: <add place=“margintop”>testo</add> => aggiunta sul margine superiore

Es.: <add place=“marginbot”>testo</add> => aggiunta sul margine inferiore

Es.: <add place=“a p. X+1”>testo</add> => aggiunta su pagina diversa e successiva ad X

Es.: <add place=“inline”>testo</add>=> aggiunta in linea

Es.: <add place=“supralinear”>testo</add> => aggiunta in interlinea

Es: <add place=“cartiglio” n=“1/2/3 ecc.”>testo</add> => aggiunta su cartigli

 

 

Se presente, si aggiunge il riferimento alla pagina tramite il marcatore <milestone n=“a p. 1/2/3 ecc.” unit=“pb”/> accompagnato, ove necessario, dall’indicazione del recto o del verso quale specifica del valore dell’attributo rend

 

Es.: <add place="cartiglio" n=“1/2/3 ecc.”><milestone n="a p. 9" rend=“1r. o v.” unit=“pb”/>testo</add>

 

Qualora non vi siano rinvii alla numerazione originale, la marcatura sarà semplicemente <milestone rend="non numerata" unit=“pb”/> con eventuale specifica di r. (recto) e v. (verso)

 

Nelle aggiunte riconducibili a tempi successivi allo scoppio della Rivoluzione Francese, come già anticipato nelle pagine precedenti, si associa al marcatore <add> l’attributo rend con valore fisso “post1789”, al fine di rilevare la profonda discontinuità epocale e culturale associata alla più drammatica svolta storica dell’età moderna. Tale distinzione cronologica cade tuttavia nelle tavole degli indici, specie all’interno dei due volumi specifici, in cui, tolti i rispettivi “Avvertimenti” incipitari, si sceglie di abolire qualsiasi stratigrafia.

 

In una sola circostanza (vol. I, p. 2) si impiega due volte il valore “cartiglio_inline” per connotare varianti sostitutive della lezione cassata a testo, mentre nel vol. XVII a p. 21 lo stesso valore identifica la cronaca di un’intera giornata omessa nel testo e redatta a parte.

 

6) <damage/> con attributo agent=“broken leaf”=> lacuna materiale del manoscritto (cfr. vol. XXIV, p. 83)

 

7) <corr> con attributo sic che assume per valore il testo originale => correzioni editoriali

 

Es.: <corr sic=“Madre Dio”>Madre di Dio</corr>.

 

8) <milestone unit=“spaces”/> => spazio lasciato bianco nel testo.

 

9) <sic> con attributo cert=“dubbio”=> incertezza nella resa del testo

con attributo corr => per le parti spurie nel corpo di una citazione riportata nel testo.

 

10) <supplied> con attributo rend=“noindex” => racchiude tutte le aggiunte editoriali delimitate da parentesi quadre (esclusi i tre punti), al fine di escluderle dal sistema di ricerca full-text

 

11) <figure> con attributi rend=“outline” ed entity, cui è associato via via un valore corrispondente al nome della relativa illustrazione, costruito sulla scorta di un criterio standard fondato sui numeri romani ed arabi del volume e della pagina interessati (omessi invece gli eventuali riferimenti ai cartigli); vi si aggiunge il marcatore puntuale interp value=“illustr”/ => individua la presenza di immagini riprese direttamente dall’originale e si occupa di descriverle

 

Es.: <figure rend="outline" entity=“EvolXa”><interp value=“illustr”/>descrizione illustrazione</figure>

 

12) Sull’impiego dell’attributo globale resp in relazione ad interventi apografi, oppure a parti autografe interne a sezioni apografe vedi supra, Postille, cartigli, addizioni seriori.

 



[1]Così lo stesso Pelli: “Non debbo tacere che molte volte lo stile di quest’Efemeridi apparirà intralciato, poco fluido, ed ancora confuso. La cagione di questo non tanto è la diversità che tutti provano da un giorno all’altro nello spiegare in carta i propri sentimenti, quanto ancora il freno in cui si ritrova la mia penna nel dovere scrivere in queste piccole facciate ristrette, mentre in tali circostanze deve la mente pensare a regolare i tratti della mano, e a disporre l’idee che vuol mettere in carta: lo che riesce d’incomoda vessazione. Tal cosa apparirà una stiticheria, ma coll’esperienza replicata ho conosciuto che mi spiego molte volte meglio scrivendo in un foglio grande, e con libertà di far scorrere velocemente, e senza un continuo ritegno la mano, che in una cartuccia limitata, e con carattere piccolo” (cfr. vol. IV, pp. 118-19).

[2] Ci ha fatto da guida un antico monito di Michele Barbi espresso nel Piano per un’edizione nazionale delle opere di Alessandro Manzoni: “Non bisogna diventar superstiziosi riproduttori delle inezie senza significato per il timore di apparire [...] riproduttori non precisi: [...] certo è comodo riferir tutto tal quale, perché dispensa dal pensare, dal risolvere, dal prendersi responsabilità, ma è viltà che è a scapito dell’utilità vera della pubblicazione” (“Annali Manzoniani”, vol. I, 1939, pp. 44-5).

[3]Sulle postille e le relative correzioni ad esse connesse si legga vol. XXI, pp. 181-82.

[4]Sulla pratica dell’autore di “aggiungere varie cose [...] scrivendo in dei foglietti”, cfr. vol. XXI, p. 33.

[5]Si emenda però “povere” (hapax nelle Efemeridi in questa accezione, vol. IV, p. 19) in “polvere” (il Battaglia attesta la forma settentrionale “pover”).

[6]Così lo stesso Pelli in merito al raddoppiamento della zeta: “Fra gli altri il [...] Davanzati nelle postille al libro I di Tacito sostiene che nella lingua nostra volgare mai si deve raddoppiare la zeta per esser doppia di natura sua; ma il signor Manni nelle sue Lezioni di lingua toscana, lezione II, osserva che l’uso di raddoppiarla non si può, né condannare, né disapprovare, avendo i suoi fautori, ed essendovi i suoi antichi testi a penna, ove così è adoperata. Io per me la raddoppio in quelle voci che nel pronunziare mi sembrano che abbiano la zeta più calzata, come ammazzare, bizzarro, vaghezza, mezzo ecc., mentre è una disputa di nome se sia, o non sia lettera doppia, e niun modo trovo più facile per dare a vedere come vada pronunciata questa lettera in alcune parole più battuta, che in altre. Di ortografia non m’impaccio molto, e con l’uso mi sono assuefatto a scrivere secondo la pronunzia più che posso. Per questo uso la zeta doppia nella voce vezzo, pezzo, lezzo ecc., e scempia in amicizia, giustizia, azione, pranzo ecc.” (cfr. vol. VI, pp. 103-04).

[7]Diverso naturalmente il caso di “chaos” (es. vol. XI, p. 170, vol. XXX, p. 87), in cui la base etimologica greca viene ricalcata ad esempio nella forma corrente del francese.

[8]Cfr. vol. XXVI, p. 140.

[9]Cfr. vol. XXV, p. 44.

[10]Cfr. vol. XXIII, p. 23.