D III 30
ø. A dì 23 detto giovedì.
Quanto spesso in una gran folla mi perdo a meditare la sorte dei miei fratelli. Qual è la loro situazione? Felice? Infelice? Cosa sarà di loro in cinquanta anni? Avanti a Dio, quanti sono i rei, quanti gl'innocenti? Quanti i malvagi; quanti i traviati? Nel sesso più debole ove alberga la purità? Quelle già rugose, che insultano le giovani, cosa furono? I fiori femminili, che spuntano, che covano in seno; che generazioni produrranno? Tanti prostrati al cospetto dell'Eterno quanti l'offesero deliberatamente quanti strascinati dalle loro passioni?