Se fossi un Plutarco scriverei le vite, e poi il paralello fra Tommaso Moro, e Fenelon. Più infelice il primo, forse fu più grande ancora, ma le anime loro dovevano essere all'unisono, perché il secondo seppe tormentar se stesso, come l'altro seppe soffrire con rispetto il martirio, che gli dava un empio re. Di questi due personaggi, uno laico, l'altro ecclesiastico, sono propriamente adoratore. Sono tanto rare anime simili, che il trovarne è una consolazione per ogni uomo onesto. Le opere di ambedue devono essere il suo pascolo, e l'amenità che si trova nei versi del primo compensa l'elevatezza, che sta nelle prose del secondo.