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portati seco per 130 milioni di lire tornesi tornando di là. Succedono i suoi frammenti sul suo viaggio d'Italia l'anno 1755 e 1756 che sono cosa leggiera. Quello, che più può piccare è quanto si dice delle scoperte di Ercolano. Barthelemy giustifica l'impossibilità
di lasciare aperta quella città, le di cui rovine erano alla profondità di quasi novanta piedi. Si trattiene a parlare dei manoscritti trovativi in numero di 1500 a 1800 in papiro, 200 dei quali furono guasti da chi voleva svolgergli, e ne restavano 400 o 500 dei quali quattro si andavano decifrando. Uno di essi tratta della musica greca, ed è di un Filodemo nominato da Strabone, e d'altri. Il terzo libro di quest'opera lo pubblicò Carlo Rofimia Napoli nel 1793 e nel 1795 Schulz procurò d'illustrarlo.