Comporre alla moderna. Se io volessi scrivere per piacere all'entusiasmo giovenile moderno, non averei da far altro, che tessere qualche storia di sentimento, adulare la libertà, promovere le gradite opinioni dei filosofanti, e proporre la demolizione dei supposti pregiudizi, che governano, e sempre governeranno il mondo. Un stile caldo, vibrato, sonoro, conciso, sparso d'imagini sensibili, e di vivi, ed animati concetti, mi servirebbe all'intento. Il semplice, il piano, il placido, lo studiato ne cancelli del vero, nulla più vale; sessanta vocaboli coniati dal fanatismo vagliono più di centottanta presi nelle miniere del buon senso. Ma ripensando che Tucidide, che Polibio, che Sallustio, che Machiavello, si fanno tutta via leggere per le cose, non per le frasi, stimo che uno scrittore sobrio, giudizioso, savio, sagace, saprebbe imporre senza voli troppo arditi, senza massime troppo libere, senza piccarsi [...] di sollevare "la bile reale", senza immaginare nell'oscuro vortice dei segreti politici scelleratezze, e delitti, senza dipingere gli avvenimenti, e le persone a piacere, come sono andati facendo molti recenti storici delle antiche cose. S'è molto esaltata la mente della gioventù attuale. Se i nemici interessati della libertà inspirano nel loro seno un fuoco troppo ardente, il quale contrasta con quello degli amici della presente Rivoluzione, o non bisogna scrivere ragione per incontrare adesso, o bisogna scrivere per servire al momento, se di qualche fama, andiamo in cerca follemente. Il debole, il pedantesco, il minuto si conformi almeno all'utile possibile dell'erudizione. Un libro dei tanti, che ho proposti in queste mie carte, non averà un applauso sollecito, ma sarà stimato in seguito quello, che merita, e non nocerà punto alla nostra reputazione, ed alla quiete pubblica. È stato cercato in un scritto ben piccolo di Boufleur inserito in un giornale se l'errore, sia utile a gli uomini, ed è stato risposto, che lo è più della verità, perché inganna, adula, alletta. S'è così, e se noi amiamo più della verità, l'errore lasciamo oggi cader la penna, non curiamo incontrare il genio del tempo, ed aspettiamo che la ragione possa comparir senza maschera in palco, persuasi, che fino a questo tempo felice se mai arriverà i nostri scritti o saranno falsi, o saranno perniciosi, o saranno immeritevoli di lungo applauso, se gli verghiamo, acciò facciano qualche rumore efimero almeno.