Rimostranza al trono pontificio, e manifesto al pubblico nella quale dà conto di sé, e risponde (difendendosi) ad una Lettera di un viaggiatore istruito a un amico di Roma risguardante specialmente la dottrina dell'abate Cristoforo Amaduzzi (Roma) 1790 di pagine 16. La morte gli tolse il comodo di rintuzzare una simile satira, ma la sua difesa fu letta da Pio VI. Amaduzzi con l'insegnamente di Pindaro ode I "... del vero eterno / Sulla immobile incude / Fabbrica la tua lingua" s'inalzò troppo sopra i pregiudizi comuni, coll'esigere in ogni politica operazione ogni più severa regola del diritto, col chiamare [...] tutti gli oggetti al più rigoroso esame di una ragione