delle ali della rondine di mare, o sia il coraman detto da loro tchaika, e dei pettini per cardare l'ortica, e come cucinino essi le aquile; vorrei che i popoli fin qui disprezzati dal superbo europeo ci scrivessero non la loro storia, perché questa è ovunque piena di scelleratezze, e di stragi, ma i loro amori, le loro astuzie, le arti loro in pace, ed in guerra, e quelle follie, che sono loro proprie, ridicole per noi, solo perché diversificano dalle nostre, e sono affatto nuove nel nostro modo di apprezzare gli oggetti. Che danno che i giapponesi non vogliano più comunicare con noi. Popoli ancor essi culti ci porgerebbero pure forse quanto i chinesi delle nuove curiosità.