o A dì 28 detto mercoledì.
Noi abbiamo torto di lagnarci, perché le nostre disgrazie, i nostri mali sono di rado comparabili a quelli, che soffrono, che soffrirono i nostri simili poco discosto da noi. Il mondo è vasto, e gli uomini, che lo riempiono i quali o soffrono veramente o credono di soffrire sono infiniti. Un terzo fra i culti singolarmente crede di soffrire, ed un terzo soffre di fatto, e soffre senza colpa. Crede di soffrire l'annoiato, il debole. Soffre l'infermo, soffre il disgraziato, soffre colui ch'è posto per forza nella circostanza di soffrire, come il soldato, il marinaro ecc., ma più soffre ancora lo schiavo, e pur si lagna forse meno di una delicata femmina con un'emicrania al teatro, di un grande per incomodi di stomaco ecc. Oh! Miei fratelli pensate agli altri quando siete scontenti, e vi troverete