"Da stirpe non volgar nacqui agli affanni, / Fremei per fasto a vanità congiunto. / Tra i fiori del piacer vagai molt'anni / ... / Or che l'ultima età mi avanza appena, / Or che di fredda neve ho sparso il crine, / Duolmi qual sono, e qual sarò mi è pena. / Del gran mar della morte a me vicine / Veggio le torbid'onde, e ch'io m'appresso / Con pie' veloce a inevitabil fine. / So, che al gran mar del niente, io son già presso, / E volgo nel pensier, che assorto in lui / Cadrà con la mia vita il nome istesso. / Morrò per sempre alla memoria altrui, / E perché nulla di sublime fei, / Nulla fama dirà, nemen ch'io fui" (marchese Lodovico Adimari Satira II p. m. 41-42).