ø A dì 26 detto giovedì.
Tempo assai bello, ma più freddo di quello, che doverebbe essere.
Si suppone ch'Enrico IV dicesse che se avesse fatta un'opera vi sarebbe stato da ridere, e da pensare. Tale vorrei che diventasse la mia Vita di Arlicchino, e che fosse tale ogni altro libro, che volesse scrivere un uomo già addottrinato nel gran mondo per interessare i suoi simili.
ø A dì 27 detto venerdì.
Tempo simile, ma più rigido ancora.
Il vaiolo del bambino va a gran passi alla guarigione.
Il mio spirito sterile ne' suoi pensieri pare invecchiato, se non che nel fondo non si trova oppresso se non da una dolorosa pigrizia la quale è suscitata dal freddo intempestivo, e dalla svogliatezza nata dalle circostanze.