aneddoti che stampa senza nome l'erede Merlo alla Stella in 4° a Verona, e me lo ha trasmesso in regalo. Non porta il suo nome, ma il suo ritratto, cosa ch'è nuova di zecca, con un verso "la lingua tiensi, non la penna muta". Quivi sostenendo seccamente il suo assunto, non senza qualche buon fondamento mostra di conoscermi autore delle Memorie ecc. p. 20 in nota e p. 88 chiamandomi "conte", e mi loda con cortesia alla p. 63 nota 3. Non ostante qui, e alla detta p. 88 riprende delicatamente due mie opinioni, della seconda delle quali specialmente nulla ho da pentirmi. La prima riguarda il modo con cui Dante parlò dei Cerchi,