vi è una distanza infinita, come si osserva esservi dal vivere dei Greci, e dei Romani dal vivere degl'inglesi, dei tedeschi, dei francesi, e degl'italiani. Mi tratterrò io a descriverla?
Oggi non ne sono capace oppresso acerbamente da' miei disgusti, incerto del mio destino, soprafatto dalle mie circostanze, incapace quasi di consiglio, condotto in un abisso di riflessioni, e di pensieri che mi tediano degli uomini, del mondo, e di me medesimo. È una fortuna se mi sostengo, se in scena la prudenza affatto non mi abbandona, se vivo padrone di me, dei miei moti, della mia libertà, e delle mie azioni, se rispettando il mio nome, e la mia vita passata non cado in qualche strana risoluzione, se finalmente so volere quello ch'è giusto che voglia, e so trattenermi da quanto mi condannerebbe per un fanatico almeno.
Tempo fosco, vario, turbato.