quella di Socrate, di Antonino, di San Girolamo, di Montaigne, di Locke, di Beccheria ecc. Da queste opere una penna filosofica converrebbe bensì che sapesse estrarre un quadro, il quale presentasse tutti gl'inganni, e tutte le credulità dei loro autori; quadro che sarebbe certamente curioso, vario, stravagante, e capace di colpire le anime sensate con forte impulso. Il vedere con quante arti si è cercato di chiamare dall'uomo in aiuto delle sue passioni il demonio, non scuoterebbe chi sa farsi qualche idea di quest'ente? Il considerare come i nostri simili hanno avuta fiducia nella potenza di un ente cattivo, ingannevole, bugiardo, non servirebbe a cancellare i volgari pregiudizi della plebe? Il leggere un ammasso di ridicolerie, e di scempiataggini non getterebbe un eterno ridicolo sul serio che l'Inquisizione ha dato a queste materie, e non diventerebbe