L'abate Carlo Denina nella sua Bibliopea (Torino 1776 in 8°) p. 283 scrive "E che bisogno aveano di note gli Elogi degl'illustri toscani? O se pure gli autori volevano imitare Thomas, perché non si contenevano a dir nelle annotazioni cose che illustrassero la vita e le azioni delle persone lodate? Che occorreva per farci conoscere scrittori italiani di due, o tre secoli sono empiere quelle note con citazioni di moderni filosofi, e tralasciare di darci notizia delle opere di quelli, che pur sarebbe stata la cosa più necessaria, e principale?" Il difetto ch'è in alcuni elogi, Denina lo rinfaccia a tutti, senza aver idea dello spirito degli autori, e della natura delle note ai libri. Se vedevo prima questa debole critica, difendevo l'opera molto facilmente ma ora è tardi.