Efemeridi Giuseppe Pelli Bencivenni

Serie II Volume VII (1779)

Volume Settimo » Diario » H 7 » [Dal 16 marzo] » p. 1138v

Il rappresentarmi il tempo avvenire è una cosa che spesso mi diverte, ma paragonando le cose nostre a quelle dei Romani, e considerando che cosa fu Roma, e cosa ora è, mi pare che fra duemila anni non vi sarà traccia di noi se non nelle carte scritte, o figurate.

La solidità delle fabbriche di Roma non ha retto agl'insulti del tempo, il numero prodigioso delle statue che vi erano può credersi che per cinque ottavi sia sparito, e noi che fabbrichiamo per mesi, che abbiamo sostituiti gli stucchi ai marmi, sopravviveremo? No certo. I monumenti seguitano il progresso dei costumi. Essi sono grandi, poi magnifici, poi fastosi, finalmente barbari. Bisogna prendere idea del tempo, e del suo potere per perdere quei pregiudizi, che la nostra piccolezza c'inspira. Mi figuro il secolo 30.000 come mi figuro Parigi, Londra, Pechino che non ho mai veduto, e benché sogni, mi pare, combinando il passato col futuro, di vedere delle sicure traccie delle mie idee. Noi ci burliamo dei passati, qualche volta a ragione. I futuri si rideranno di noi, e non averanno torto. Noi ci montiamo troppo sul presente; quelli che furono si montarono troppo sul futuro;