Efemeridi Giuseppe Pelli Bencivenni

Serie II Volume VI (1778)

Volume Sesto » Diario » S 6 » Ottobre » p. 1029

delle cose la pubblica economia vuole, che tutta la nostra ricchezza si abbia dall'agricoltura, ma nel tempo medesimo, per il nostro meglio, l'aggrava direttamente. Forse non caricandomi della mia ragazza averei avuto più da spendere su' miei beni: ma per chi? Dovevo sacrificare il piacere di aiutare una creatura, di rimediare alla mia solitudine, all'incertezza del godimento de' miei sudori, ed alla possibilità che un erede casuale gioisse scialacquando, e dissipando i miei risparmi? La mia massima è di fare quello che posso un poco alla volta: di vivere temperante, ma non avaro; di lasciare nel largo quelli, che ho intorno; di non crescere i miei debiti; e di non consumare i miei capitali. Per il resto non m'inquieto. So bene che gli eredi leccano le piante in vita, e mormorano aspramente doppo la nostra morte. Scellerati che sono! Qual diritto hanno di far star male noi, perch'essi godano nei vizi, e nell'ozio?