o A dì 14 detto sabato.
Tempo assai ragionevole, e migliore nel giorno ancora.
Non posso far sempre l'erudito, e le mie letture non sono sempre del medesimo genere. Ho bisogno di variare, di divertirmi, di rallegrarmi; ho bisogno di pensare, di osservare, di riandare le cose, che succedono; ho bisogno di ripensare a me, di rientrare in me, di trattenermi sopra di me. Io sono il tutto per me, ed il mio regno è in me medesimo, e nella mia libreria. Di qui rimiro gli oggetti esterni con imparzialità, ma secondo certe massime rancide, che mi sono fatte. Non ostante sono giusto, e compatisco gli altri nei loro difetti. Gli annali di Linguet gli trovo liberi, ma non come gli volevo, cioè pieni di fatti, e di racconti. Forse gli farei meglio se potessi raccogliere nel gran mondo i materiali, e se potessi informarmi sui luoghi delle cose che succedono. Quelli dell'abate di Saint-Pierre sono più freddi, ma più precisi, e su quel tuono mi piacerebbero più. La penna poi di Linguet dovrebbe comentarli, dovrebbe ragionarvi sopra, dovrebbe segnare le conseguenze dei fatti. Io non mi sono mai voluto mettere di proposito a questo incarico, perch'è pericoloso, non vi essendo vera libertà civile in verun luogo della terra, fuori che presso i selvaggi ove a un uomo culto costerebbe il sacrifizio di troppi beni, e questa