o A dì 17 detto sabato.
Se la decenza me lo permettesse vorrei risparmiare agli altri la pena di lodarmi, e di biasimarmi, e vorrei tessere con egual sincerità il mio elogio, e la satira di me medesimo. Questo tratto mi singolarizzerebbe, e non mi costerebbe altro che la fatica di scrivere, lo che però non so se sapessi fare con quell'interesse che vorrei.
Nell'elogio potrei caratterizzarmi filosofo di mente e di cuore; nella satira cittadino inutile, se non cattivo per impotenza, e debolezza. In ambedue i pezzi potrei esser sincero, e dire la verità, e col maneggio di vaghi colori potrei disegnarmi egualmente bene nei due punti di vista, considerando con vari principi le cose stesse in vario aspetto. Ma che dovrei poi fare dei medesimi? Lasciargli qui, o depositargli in un ufizio? E che cosa me ne verrebbe? Di far ridere. Questo val la pena? No certo, quando non ho ambizione, quando non ho voglia di produrmi, e di fare assai discorrere di me. Solo servirebbe una volta a far vedere, ch'ero capace di più di quello, che comparisco di esser capace.Tempo umido, e dolco.