possono far altro che cercare di perder terreno più lentamente che sia possibile, e considerar sempre come un effetto della straordinaria premura del governo tutti quegli anni nei quali non scapitano qualche cosa. Questo significa, dico io, che le arti non sono la più sicura sorgente dei guadagni, che i governi hanno torto ad anteporle all'agricoltura, e che l'economia di Sully era migliore di quella di Colbert. È un noioso peso il dover pensare agli artigiani che nelle capitali vanno a costituire la più debol parte delle plebe, e che nelle crisi del commercio, e delle mode si trovano nell'ultimo squallore, e nella più compassionevole miseria, alzando le grida per esser soccorsi con quei fondi che doverebbero essere impiegati meglio nella coltura. Rispetto alle manifatture di lana nostre, non si può egualmente sapere in che stato sieno mentre non vi sono i regolamenti inventati per quelle della seta, ma è dubbio se questi regolamenti giovino, o nuochino in genere, e senza fallo per mille cause non possiamo più misurarci con altre nazioni in questi oggetti, e ci dobbiamo contentare di essere un ben coltivato giardino di delizie non un un emporio in cui il padrone abbia un sufficiente guadagno, ed il giardiniere,