che quello pretendeva darmi, oltre un onorevole trattamento, mi sciolsi da questo trattato anche sulla considerazione che io non mi sentivo portato ad imbarazzarmi negl'insidiosi vortici della corte, e ad intraprendere la cura di un giovane assai vivace, e necessitoso di una rigida disciplina, come appariva di essere il sopradetto abate, che poi propagò la famiglia.
Nell'anno susseguente 1757 fui avvisato d'alcuni amici di Roma che non mi sarebbe stato difficile l'ottenere un posto vacante di gentiluomo del cardinale Neri Corsini qualora avessi a ciò voluto attendere, mentre si era preso la pena di procurarmelo il dottor Pier Francesco Foggini. Ricusai quest'offerta per il sopra divisato motivo, quantunque altre volte avessi pregato il predetto cardinale di prendermi alla sua corte, quando cioè una minore esperienza delle cose mi faceva desiderare di essere impiegato senza molto riflettere alla diversa qualità degl'impieghi, ed a quelli che meno,