l'industria, quivi la libertà stessa che trovano gli uomini nella folla di altri uomini ai quali sono ignoti, dilata, e sprigiona l'anima lasciandola nella sua naturale attività, quivi rimangono soffogati i piccoli riguardi, ed i piccoli pregiudizi, quivi l'impostura non può soggiogare la moltitudine, quivi sono più facili le combinazioni di caratteri, e d'ingegni singolari, e nuovi, quivi... mai finirei di dire quello che può piacere nelle grandi città. Ma io non chiamerei veramente grandi quelle che non contenessero più di duecentomila anime. Escludo Roma perché la considero come lo scheletro di un gigante, che si ama vedere ancor quando è senza vita, e senza carne, spogliato delle originali fattezze. Se Babbilonia, Atene, Cartagine, Tiro ecc. non fossero polvere, ancor queste anderebbero vedute.