Efemeridi Giuseppe Pelli Bencivenni

Serie I Volume XVII (1766-1767)

Volume XVII » Diario » 1766 » Ottobre » p. 133

questi possano lamentarsi della troppa licenza di coloro, i quali hanno fatto che preponderi l'immaginazione al vero. La natura è in molte cose bizzarra. Chi l'imita deve conoscere fin dove può immaginarsi che scherzi, e fin qui deve suppor che lo faccia. Per altro anche in ciò non si può stare a rigore. Il poeta finge l'uomo in passione, e che parla con quel trasporto che inspira la natura. Chi non ostante in tal situazione usa la rima, e la rigorosa misura dei versi? Lo scultore rappresenta in rilievo la natura, ma perché l'ingrandisce? In qual opera della natura trovansi gli ornamenti architettonici? Soggetto di lungo ragionare. Io per me credo che nelle belle arti vi sia un bello, ed un vero intorno a cui bisogni raggirarsi senza offender troppo l'uso, ed il costume, e che l'uomo di talento senza stare schiavo di regole inventate doppo il fatto, possa solo sentire ciò. Gli ornati di Michelagnolo piacciono, il Boromeino fu troppo licenzioso ecc. ecc. ecc.