o Sabato 27 detto.
Ne' secoli scorsi è noto che i teologi con le dottrine di Aristotile procuravano spiegare i sentimenti dei libri sacri. Fra questi forse non si troverà un altro che come Pietro Rossi (gli Agostiniani pongono questo letterato fra quei dell'ordine loro, ma senza fondamento, siccome osserva il Gigli nell'opera che qui sotto citiamo) senese, e lettore nell'università della sua patria verso la metà del secolo XV scrivesse un'opera in questo genere singolare. Il Gigli (Diario sanese, parte I p. 293) ci racconta che nell'archivio del duomo di Siena evvi un codice inedito dedicato parte ad Antonio Ingesuato, e parte al Pontefice Pio con questo titolo: Veteris testamenti, atque sententiarum nec non ethicorum Aristotelis concordiam ad Antonium Iesuatum, Petrus Rossanus mittit e Sena. Alla metà del libro trovasi scritto, al dire del medesimo Gigli: "Incipiunt ea quae magister Petrus Rossius Senensis scripsit