che altrove, ed ove nascono i capi d'opera in questo genere, è il luogo ove più si discute questo punto, ed ove gli attori sono infamati, e gli spettatori pianti con lagrime di compassione dai Giansenisti. Io per me credo che il teatro non sia né buono, né cattivo, che l'andarvi sia un atto indifferente, e che nelle presenti circostanze il mondo possa da esso ritirarne del vantaggio, quando sia tenuto ne' giusti suoi limiti dalla somma potestà. Le mie ragioni sono tutte quelle ch'espose il padre Caffaro teatino in una lettera al poeta Boursault, e che tanti hanno ripetute in questi ultimi anni in Italia rispondendo al padre Concina, e in molte congiunture da per me ho conosciuto esser falso quello che diceva la marchesa de Lambert, cioè che al teatro si ricevono delle gran lezioni di virtù, e se ne riporta l'impressione del vizio, mentre mi sono sentito sollevar l'anima alla rappresentazione di alcuni pezzi da certe impressioni virtuose, che miglioravano il mio cuore. Che se non ostante