che si dovessimo apprendere i loro idiomi per gustare le loro scoperte, e profittare delle loro invenzioni. Non sarebbero perdute le fatiche della fanciullezza, o meno ne soffriremmo ad imitar bene una lingua, che ad apprenderne poi quattro, o cinque. Leibnizio promoveva una lingua universale. E qual altra or mai si potrebbe meglio insinuare, che alcuna delle suddette in cui già tanto si è scritto? O doveremo studiare le lingua straniere, per stare a livello con gli esteri nelle cognizioni scientifiche, o aspettare dei traduttori imperiti, o infedeli,