Studiando me stesso ho sempre sentito che sono portato per il sublime, e per l'energico, e non per l'ameno, e per il delicato, quantunque la delizia di questo non mi sia punto straniera. Quindi sarei stato piuttosto Catone, che Cesare, Demostene, che Isocrate, Tacito, che Livio, stoico, ch'epicureo. Per quanto mi colpisca egualmente tanto il grande, che il dolce, per quanto ami assai le anime della tempera di Fontenelle, e di Montesquieum,
, del Redi, e del Magalotti, per quanto trovi egual diletto nel legger Virgilio, Dante, ed il Tasso non ostante non saprei agire, né scrivere se non nel genere sostenuto, e con entusiasmo, ed il mio entusiasmo, ed il mio esteriore lo mostra più inglese, che francese, più brusco, che